RAMPONI: IL RAGAZZO DELLE PIETRE COLORATE

“Wie geht’s?”. La storia imprenditoriale di Alfredo Ramponi, fondatore della Ramponi Srl di Carbonate, in provincia di Como, comincia tutta, o quasi, da un semplice “Come va?” rivolto in tedesco a un perfetto sconosciuto. Raccontata in prima persona nel bellissimo libro “Il ragazzo delle pietre colorate – Una storia tutta italiana”, scritto a quattro mani con la sua collaboratrice Elisabetta Cacioppo, legale di impresa e scrittrice per passione, la storia di Alfredo Ramponi descrive un sogno, diventato realtà, che ha preso la forma di un’affermata azienda in un settore particolarissimo. Quella domanda, un semplice atto di cortesia, dà il via, infatti, alla sua storia di imprenditore e a quella dell’azienda conosciuta da tutti i più grandi brand della moda a cui si affidano per la produzione di strass e pietre colorate che impreziosiscono i loro capi più iconici.

Alfredo Ramponi e Marcus Schmid

A raccontare questo retroscena con la passione che traspare da ogni parola e dallo sguardo quasi commosso, mentre di fronte a lui, incuriositi, sfogliamo le pagine del suo libro, è lo stesso Alfredo Ramponi: “La ragione di quella semplice domanda risiedeva nel consiglio più prezioso che mi diede mio padre quando ancora ero ragazzino: non aver paura, buttati sempre. E così feci quel giorno di tanti anni fa quando, poco più che ventenne, mi trovai solo in un ristorante di Monaco di Baviera dove soggiornavo per migliorare le mie competenze linguistiche, sperando di scovare qualche idea per rilanciare la Rampalux, l’azienda di stampaggio di materie plastiche che mio padre fondò con il fratello nel 1956. Il ristorante nel quale pranzavo era deserto, eccezion fatta per un unico avventore, un distinto signore sulla cinquantina, dai chiari tratti nordici. Mi buttai, anche per stemperare quel velo di tristezza dato da un ristorante in penombra e praticamente vuoto, e decisi di allenare il mio tedesco iniziando con la più classica delle domande: wie geht’s, come stai? Inaspettatamente, l’uomo mi rispose, in modo molto familiare, in italiano: “Bene, grazie. E tu?”. Aggiunse che era della Svizzera tedesca e che anche lui stava studiando una lingua straniera, proprio l’italiano. Il suo nome era Marcus O. Schmid e fu l’incontro che mi cambiò la vita”.

Ma facciamo un passo indietro. La passione di Ramponi per le pietre colorate, quelle che chiamiamo strass dal nome di George Strass, colui che per primo iniziò la lavorazione dei cristalli di rocca, affonda le radici negli anni della sua infanzia: “Bastava un bagliore, un colore o la forma di un sassolino tra la sabbia o l’erba – racconta Alfredo Ramponi con un sorriso che non lo abbandona mai – a far scattare in me la curiosità di bambino. Una volta afferrato il sassolino lo rigiravo tra le mani per meglio coglierne il mistero e la bellezza”. E negli anni, Ramponi collezionò, studiò e catalogò tanti di sassolini e pietre luccicanti, aiutato anche da un bel volume di mineralogia che ricevette in regalo da un amico di famiglia e sostenuto dai suoi genitori che assecondavano questa singolare passione. Una passione destinata a rimanere tale se, probabilmente, non avesse subìto l’insistenza del padre affinché, invece della scuola alberghiera cui sembrava essere destinato per l’altra passione che esercitava con la mamma, seguisse un percorso più tecnico con il proposito di proseguire l’azienda di famiglia. Una fabbrica nata in un laboratorio ricavato in una stalla dove il papà di Alfredo, Angelo che era anche un ottimo musicista, studiava e stampava, tra i diversi prodotti in plastica, accessori per la pulizia dei dischi in vinile e dei giradischi: “Arrivavano ordini persino dalla Philips e dalla Nagaoka, società giapponese leader nel settore dell’Hi – Fi che aveva individuato, come suo terzista italiano, proprio la fabbrica per lo stampaggio di materie di mio padre”.

Ramponi, nel libro e di persona, si lascia andare al dolce sapore dei ricordi di famiglia e della sua infanzia anche se non mancarono i momenti difficili, come uno degli episodi che segnò la sua crescita: l’infarto del padre. “Imparai cosa vuol dire la perdita delle sicurezze e quanto sia sbagliato dare tutto per scontato – ammette Ramponi nel suo personalissimo libro di ricordi -. Il papà riuscì a superare quel momento difficile, ma non fu mai più lo stesso”. La vita dà e la vita toglie, recita un antico adagio, e nel caso di Alfredo Ramponi, per tornare al fortunato incontro, facendo un salto in avanti nel tempo, nel 1987 decise che era il momento di offrirgli la sua più importante chance. E lui la seppe cogliere. “Mi illuminai quando seppi che Marcus – il signore tedesco del ristorante – era un commerciante in accessori per calzature e il suo viaggio era spinto dalla necessità di trovare nell’estroso mercato italiano componenti metallici e pietre in vetro che garantissero, oltre alla qualità, anche maggiore leggerezza. Tirò fuori dalla tasca una fibbia con una pietra in vetro incastonata – ricorda Ramponi – per farmi capire cosa intendesse. Così com’era non era l’ideale: era grossa e pesante. Bisognava lavorarci per renderla ottimale. Gli spiegai che lavoravo per l’azienda di mio padre, specializzata in stampaggio di materie plastiche e che, se me l’avesse lasciata, avrei provato ad inventarmi qualcosa per soddisfare le sue necessità”. Alfredo Ramponi, nonostante lo scetticismo del padre, più preoccupato per le sorti della sua Rampalux che interessato al progetto del figlio, s’ingegnò subito e, sfruttando le competenze interne all’azienda, dopo vari tentativi arrivò a produrre una pietra sintetica grazie al PMMA, un polimero termoplastico capace di garantire una trasparenza e una resistenza superiore al vetro, ma molto più leggera di quest’ultimo. “Inviai un sacchetto di pietre sintetiche a Marcus – racconta divertito Ramponi – il quale mi telefonò stupito per come ero riuscito a ridurre il peso del vetro. In realtà, non aveva capito che quelle pietre non erano in vetro ma in un particolare materiale plastico. Marcus si precipitò da Zurigo a Carbonate – ricorda con orgoglio Ramponi – per capire meglio questa mia piccola rivoluzione e, senza alcuna esitazione, ordinò un milione di pezzi in vari colori. Una nuova vita per la Rampalux era possibile”.

Il Taglio Ramponi

Ma ancora una volta la vita dà e la vita toglie. La Rampalux, invece di proseguire sull’onda di questo promettente progetto, si spense sulle divergenze familiari tra il padre e suo fratello, che Ramponi a distanza di tanti anni rifiuta di chiamare zio. Alfredo Ramponi, nonostante lo sconforto e un posto in banca garantito, decise di rilanciare con una richiesta di finanziamento alla stessa banca che avrebbe dovuto assumerlo. “Mi erano rimasti solo 50 metri quadri di spazio produttivo nel garage di casa e qualche vecchio macchinario per lo stampaggio – ricorda Ramponi – e da lì dovevo ripartire con la mia nuova società, la Ramponi Sas. Con l’aiuto di alcuni amici ed esperti riuscii a ripartire e in poco tempo arrivarono altre commesse, seguite da investimenti in nuovi macchinari e tanto lavoro, giorno e notte”. Il sogno di Alfredo Ramponi si andava concretizzando giorno dopo giorno, sostenuto dalla passione, dalla dedizione e dalla perseveranza, che hanno portato un piccolo spazio in un garage dopo quasi 35 anni a diventare un’affermata, conosciuta ed apprezzata azienda nel campo degli strass.

Alfredo Ramponi, nel suo libro, si apre completamente e racconta anche momenti difficili come il crollo fisico e psicologico dovuto all’enormità di lavoro che si era sobbarcato, allo stress subìto e alla perdita di importanti figure della sua vita, ma anche la rinascita grazie all’incontro con Raffaele Morelli, il noto psichiatra e psicoterapeuta. “Il professor Morelli, cui devo tantissimo, raccontò la mia storia in un editoriale sulla sua rivista intitolato Il ragazzo delle pietre colorate facendomi capire chi realmente fossi e cosa potevo continuare a fare. Grazie al prof. Morelli imparai ad affrontare e incanalare il dolore che mi aveva fermato, cogliendo così quell’aria nuova di rinascita insita nella presa di coscienza di sé, descritta così bene nell’editoriale. Gli devo molto e per questo ho deciso di intitolare il mio libro con le parole da lui scelte per raccontare la mia storia nell’editoriale”. Un incontro fondamentale per la salute di Alfredo e per quella dell’azienda che grazie a questa ventata di rinnovamento e a un ottimo team di collaboratori che non aveva mai fatto mancare il supporto al suo capitano, negli anni a seguire ha potuto compiere salti di qualità importanti che l’hanno portata ad essere il riferimento per le più prestigiose maison della moda. “Grazie al lavoro di squadra – sottolinea giustamente fiero Ramponi, senza mai dimenticare i suoi collaboratori – la mia società è titolare di ben otto brevetti d’invenzione riguardanti non solo le componenti prodotte, ma altresì privative sulle tecniche di montaggio degli accessori e sulle loro modalità di applicazione. Quello di cui vado più fiero, perché più degli altri risponde alle mie inclinazioni, è il Taglio Ramponi: un brevetto internazionale inventato nel 2006, grazie alla mia passione coltivata dall’infanzia che, nonostante i quasi vent’anni dal loro inserimento a catalogo, ci consente di realizzare pietre sintetiche tagliate partendo da uno studio approfondito sull’antica lavorazione dei diamanti che conservano il loro appeal presso la clientela”.

Alfredo Ramponi con i figli

Ma Alfredo Ramponi non si adagia solo sui ricordi o sul lavoro fatto. Insieme ai suoi quattro figli, Martina e Andrea già in azienda e Aurora e Alessandro ancora troppo giovani per essere in azienda ma già ricchi di entusiasmo, fantasia, freschezza e tanta voglia di imparare, guarda al futuro. “Tra i nostri obiettivi principali – conclude Ramponi – ci siamo dati quello della sostenibilità: oltre a quanto già posto in essere, come un moderno impianto fotovoltaico di 800 metri quadrati che produce energia pulita capace di coprire il 22% del fabbisogno aziendale, o il riciclo degli scarti di materie plastiche direttamente in azienda o presso terzi o, ancora, l’utilizzo di materiale di imballaggio riciclato o riciclabile, la sfida più importante di questo secolo è sul prodotto ecosostenibile. Per questo la Ramponi ha concentrato molti dei suoi sforzi sullo studio e sugli investimenti necessari a creare accessori moda a basso impatto ambientale che ormai abbiamo a catalogo da oltre 7 anni”. Ma perché tutto questo e molto altro Ramponi ha deciso di confidarlo attraverso un libro? “Ora posso dire di aver realizzato un sogno. Lo stesso sogno di Georges Frédéric Strass e ho deciso di raccontarlo con l’intento di spronare tutti a non abbandonare mai i propri sogni e a conservare vivo quel lato bambino che ognuno di noi ha in fondo al cuore. E, a volte, anche a dargli retta”. Andando qualche volta, aggiungiamo noi, contro tutti, ma mai da soli.

A cura di Stefano Rudilosso