IL TRAVOLGENTE SUCCESSO DI VILLA DEL BALBIANELLO E DEI BENI FAI NEL COMASCO

Ha la fortuna di potersi riempire quotidianamente gli occhi di bellezza ma anche la responsabilità di gestire beni delicati che richiedono cura e attenzione costanti e talvolta sono più conosciuti oltre i confini nazionali che qui, in Italia. Giuliano Galli, Area Manager FAI Lombardia Prealpina, ci racconta cosa significa occuparsi del patrimonio comasco del Fondo Ambiente Italiano in una fase molto delicata anche per i settori del turismo e della cultura.

Dott. Galli, da sei anni Villa del Balbianello è il bene FAI più visitato d’Italia: secondo lei, da quali fattori deriva tutto questo successo?

Giuliano Galli, Area Manager FAI Lombardia Prealpina

Il successo di Villa del Balbianello è stato costruito un passo alla volta, già a partire dalla fine degli anni Novanta, quando è stata cambiata la logica delle visite. Orari e giorni di apertura erano ristretti e abbiamo deciso di aprirci sempre di più, così l’attrattività del bene è andata in crescendo, in parte trainata da quella del lago. Balbianello si trova nella zona turistica per eccellenza della Tremezzina ed è una delle punte di diamante del lago di Como, ma va detto che questa zona era meta prediletta degli anglosassoni già tra Settecento e Ottocento, perché faceva parte del Grand Tour. Matrimoni di risonanza internazionale e set cinematografici hanno sicuramente aiutato ad accrescerne la visibilità, così come la presenza di George Clooney, che per questa zona ha contato più di 150 anni di promozione, ma i visitatori qui ci sono sempre stati e Balbianello nel tempo è riuscita a ricavarsi un suo spazio. A differenza di quanto si potrebbe pensare, i 2/3 degli incassi della villa sono legati ai visitatori, il resto deriva dagli eventi. Per noi quello che va evitato a tutti costi è la ‘sciatteria’ ed è ciò che cerchiamo di fare per tutti i beni del FAI, sviluppando una cura quasi maniacale per i dettagli che è anche un punto di forza. Ognuno dei nostri beni infatti ha qualcosa di particolare che lo rende unico. Inoltre, negli ultimi anni si è rivelata fondamentale la crescente e continua collaborazione che si è creata sul territorio, dalle amministrazioni pubbliche ai commercianti. Così, nonostante l’emergenza, anche nel 2020 abbiamo registrato numeri elevati (52mila visitatori contro il record di 141mila visite del 2019, ndr), con moltissime presenze italiane che prima erano inferiori al 15%. Quest’anno per ovvi motivi i turisti anglosassoni sono stati pochi, sostituiti da francesi, nord europei, svizzeri e polacchi.

Come pensate di incentivare il turismo di prossimità, anche a emergenza finita?

Fin da subito ho pensato che questa sarebbe stata l’occasione giusta per far riscoprire il lago di Como, che è famoso in tutto il mondo ma è poco conosciuto dalla maggior parte degli italiani. Abbiamo deciso di investire in comunicazione: ormai da tre anni abbiamo una squadra con risorse esterne che ci aiuta nella gestione dei canali social, che contano sempre più fan, soprattutto in questo periodo. Parallelamente, facciamo pubblicità sulla stampa locale per raggiungere le famiglie che costituiscono il nostro target.

La pandemia ha inevitabilmente inciso sulla vostra attività: come avete vissuto questi mesi e come vede il futuro?

Villa Fogazzaro Roi (Foto © Susy Mezzanotte, 2015)

Il FAI è economicamente solido ma, come tutti, in questo periodo ha dei problemi di liquidità. Sicuramente è un momento difficile perché mancano gli introiti: le entrate di Villa del Balbianello servono anche a supportare altri beni del FAI e i mancati investimenti sul personale e sui lavori di manutenzione si fanno sentire, anche se non abbiamo mai rinunciato a quelli legati alla sicurezza. Ci siamo sempre mossi nel pieno rispetto delle norme anti-contagio, cambiando i percorsi di visita e inserendo tutti i dispositivi necessari sia per il personale che per gli ospiti. Proprio per questo non abbiamo riscontrato problemi o ricevuto lamentele. Il secondo lockdown senza dubbio ci ha un po’ demoralizzato ma, se resistiamo, credo che assisteremo a un nuovo boom del lago di Como, perché è una location che attrae un target medio-alto, piace molto non solo agli anglosassoni ma anche ai russi. Il FAI è proprietario di quasi tutta la penisola del lago, si tratta di una zona che è sempre stata tenuta a bosco fin dall’epoca di Monzino. Abbiamo investito molto sulle attività all’aria aperta, cercando di far andare i visitatori anche lì. Speriamo di aprire nella stagione invernale e soprattutto di poter celebrare i matrimoni che sono stati rinviati. Insieme alla Costiera amalfitana e alla Toscana, infatti, il lago rappresenta la meta italiana numero uno per i matrimoni, soprattutto per chi proviene da Stati Uniti, Russia, Australia, Singapore. Su 120 cerimonie in programma nel 2020, ne sono state organizzate solo 8: 5 sono state annullate e tutte le altre spostate al 2021. Se questi eventi slittassero di un ulteriore anno, rischierebbero di essere cancellati definitivamente.

Lei non si occupa solo di Villa del Balbianello: cosa può dirci degli altri beni FAI presenti sul territorio comasco?

Lo splendido panorama che si apre dalla Torre del Soccorso

Sul lago di Lugano c’è Villa Fogazzaro Roi, dove lo scrittore Antonio Fogazzaro ha ambientato il suo romanzo Piccolo mondo antico. Si trova in Valsolda, una zona che ritengo tra le più belle della provincia, ed è un vero gioiellino. La nostra idea è quella di farla crescere gradualmente, per ora abbiamo raggiunto i 10mila visitatori e una volta a regime potrebbe ospitarne circa 25mila all’anno. Chi la visita, nel 15% dei casi si iscrive al FAI (la media nazionale è del 4%). La Torre del Soccorso, o Torre del Barbarossa, non è ancora stata restaurata: avevamo accantonato il progetto perché si trova nella zona interessata dalla variante della Tremezzina ma ora, dal momento che si è deciso di effettuare l’intervento in galleria, possiamo riprendere il progetto dove lo avevamo interrotto. La torre faceva parte di una struttura difensiva e ancora oggi offre una vista splendida sul lago e sui boschi sottostanti. Si tratta di una donazione testamentaria, ricevuta da una signora che prima di mancare faceva l’insegnante e desiderava che il bene venisse dedicato ai ragazzi. Per questo cerchiamo di coinvolgere il più possibile nella sua gestione il Gruppo FAI Giovani di Como, che ci aiuta molto durante gli eventi in cui la torre è aperta al pubblico. Quando ci sono i fuochi d’artificio, per esempio, i volontari dormono lì con i sacchi a pelo e svolgono anche un servizio di vigilanza. Infine c’è la Velarca, un’originale casa-barca progettata negli anni Cinquanta dall’architetto Ernesto Nathan Rogers, del celebre studio milanese BBPR (lo stesso che ha firmato la Torre Velasca, ndr). Attualmente è in fase di restauro presso i cantieri Riva di Maslianico. Doveva essere inaugurata a giugno 2020, era già tutto fissato ma a causa della pandemia l’apertura al pubblico è stata posticipata e molto probabilmente si svolgerà nel 2022. Vorremmo collegarla a Villa del Balbianello e all’Isola Comacina via acqua, sarebbe l’ideale sia a livello logistico sia in ottica di turismo sostenibile anche se per adesso si tratta di idee.

La città di Como non è estranea a critiche che la accusano di immobilismo: a suo parere, su cosa si dovrebbe lavorare?

La Velarca (Foto Thomas Libiszewski, 2009 © FAI – Fondo Ambiente Italiano)

Partecipo a vari tavoli di lavoro e credo che a Como ci sia bisogno di collaborare. La città dovrebbe legarsi molto di più al suo lago, sia dal punto di vista turistico che da quello culturale. Con cultura intendo tutto, non solo i musei e la letteratura ma anche il paesaggio, l’architettura, la cucina. Questo legame sta pian piano nascendo ma deve essere rafforzato, A Varenna, Menaggio e nell’alto lago stanno lavorando molto bene in questo senso: forse anche la città dovrebbe fidarsi di più dei laghée. Sono un tremezzino e non lo dico per orgoglio o vanità, ma perché sono davvero convinto che il lago abbia bisogno della città, e viceversa. Como potrebbe diventare il centro d’eccellenza del Lario, anche perché possiede tutte le strutture ricettive necessarie ed è una città ricca che può offrire tantissimo. La stessa Villa Olmo a mio parere dovrebbe essere resa visitabile, come lo sono Villa Monastero o Villa Carlotta… certo non è un’operazione facile ma di sicuro avrebbe un grandissimo successo.

Quest’anno si festeggia la decima edizione del censimento I Luoghi del Cuore, il più importante progetto italiano di sensibilizzazione sul valore del nostro patrimonio promosso dal FAI in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Qual è il suo personale “Luogo del Cuore”?

Secondo me le montagne rappresentano la parte più bella del lago, regalano viste stupende e non sono abbastanza valorizzate dal punto di vista turistico. L’Alpe di Tremezzo, appena sotto il monte Crocione, è un luogo di pace da cui si vedono il lago di Lugano e quello di Como, le cime delle Grigne e della Valtellina, si ammira il monte Legnone e si capisce anche dove inizia la pianura. Lì si trova l’unico paesino d’alpeggio in tutta la zona, una decina di case con tetti crollati e abbandonati a se stessi. Chi viene sul lago di Como in gruppo, di solito organizza anche un giorno a Saint Moritz, uno sul lago di Lugano e uno a Bergamo ma non visita le nostre montagne: se riuscissimo a fargli allungare di un paio di giorni la vacanza media perché possano apprezzare, in bicicletta o a piedi, le bellezze che si trovano nei dintorni del Lario, sarebbe l’ideale. Se fossi un turista che visita il lago e nessuno mi dicesse quanto è bello salire dalla Val d’Intelvi e godere di questi panorami, mi arrabbierei.

A cura di Erica Premoli