A COLLOQUIO CON… SIMONA ROVEDA, PRESIDENTE DEL TEATRO SOCIALE ASLICO

Milanese di nascita e comasca d’adozione, imprenditrice con la passione per la natura, l’ambiente e l’opera: dallo scorso giugno, Simona Roveda è Presidente del Teatro Sociale di Como AsLiCo. Un incarico prestigioso che va ad arricchire una lunga carriera all’insegna della sostenibilità. Nel 1986, Simona Roveda ha co-fondato Fattoria Scaldasole – azienda alimentare che ha promosso il mercato del biologico in Italia – e nel 2000 LifeGate – media network e advisor per lo sviluppo sostenibile, di cui attualmente è Direttore editoriale e comunicazione. I premi e i successi collezionati nel corso degli anni sono moltissimi, così come le partecipazioni a diverse iniziative nella sfera sociale e imprenditoriale. Tra i suoi numerosi riconoscimenti, citiamo il premio internazionale “Le Tecnovisionarie 2014” nella categoria Women Media “per l’abilità e l’intuito nel comunicare l’ambiente sempre in modo positivo e propositivo alimentando la fiducia nel cambiamento nel cuore delle persone”; il premio alla carriera “Assosinderesi Award” per la divulgazione della cultura etica nel 2019; la menzione nella lista 2020 delle 150 donne da seguire nell’innovazione in Italia, nell’ambito dell’iniziativa “Unstoppable Women” promossa da StartUpItalia; il Premio alla Carriera “Sentinella del Creato” nel 2020. Nell’intervista che trovate in queste pagine, Simona Roveda ci ha raccontato la sua visione, i suoi progetti per il Teatro e il suo amore per Como.

Come ha vissuto questi primi mesi nel ruolo di Presidente del Teatro Sociale di Como AsLiCo?

Sicuramente è un’esperienza entusiasmante e una bella sfida, ma è diverso vivere il Teatro dietro le quinte o frequentarlo come spettatore. In questi mesi ho cercato di ascoltare, comprendere e scoprire. E anche di portare un po’ di sostenibilità. Il team è fantastico, organizzato, preparato e aperto ad accogliere i cambiamenti. Con Barbara Minghetti (Direttore della programmazione, ndr), il vero cuore pulsante del Teatro, c’è sintonia. Sono quattro le parole chiave su cui vogliamo lavorare: storia, cultura, innovazione, sostenibilità.

Oggi il tema della sostenibilità è più attuale che mai. Tutti ne parlano, a volte rischiando di impoverirne il significato. Qual è la sua visione in merito?

È evidente che il modello di vita e di sviluppo che abbiamo seguito nell’ultimo secolo non è sostenibile. Ha certamente consentito di raggiungere grandi risultati su diversi fronti a livello globale, ma sono stati messi in primo piano l’individualismo e il narcisismo.
Questo ha portato all’aumento delle diseguaglianze e dei cambiamenti climatici, con un forte impatto sociale ed economico e oggi ne paghiamo tutti le conseguenze. Siamo legati gli uni agli altri, a tutti gli esseri viventi, a ogni elemento, come anelli di una catena che non si può spezzare. Può sembrare una visione mistica, ma anche la fisica quantistica ha evidenziato questa connessione. La sostenibilità ha tre dimensioni – ambientale, sociale, economica – che sono strettamente legate e interconnesse. Se non c’è equilibrio tra queste, non c’è sostenibilità, non c’è benessere per nessuno. La sostenibilità è un valore funzionale alla crescita economica, non è solo un concetto “romantico”, ma un’esigenza importante.

Cosa significa accompagnare una realtà come il Teatro Sociale verso la transizione ecologica e sostenibile?

Il Teatro diffonde Cultura. Dal mio punto vista questo include anche fare la propria parte con azioni concrete verso un processo di cambiamento con obiettivi di riduzione degli impatti ambientali, con un approccio circolare e acquisti sostenibili. E diventare portatore di messaggi di consapevolezza per un percorso di sviluppo sostenibile verso la comunità.

Lei è considerata una vera pioniera della sostenibilità in Italia: cosa ricorda di quei primi anni e quanto è cambiato da allora?

Mi occupo di sostenibilità dagli anni ’80, è una passione che ha accompagnato la mia vita personale e anche lavorativa. Devo dire che ho cominciato quasi per caso: lavoravo nella moda e, quando mi sono trasferita a Carona, sopra Lugano, ho scoperto l’agricoltura biodinamica e la raccolta differenziata, che in Italia non erano ancora diffuse. Da lì è arrivata l’ispirazione per dar vita all’esperienza di Fattoria Scaldasole. Attraverso un prodotto di largo consumo, oltre ai valori qualitativi, abbiamo voluto trasmettere messaggi di consapevolezza, responsabilità sociale e ambientale. L’obiettivo era anche dimostrare la possibilità di realizzare un’azienda di successo a 3P: People, Planet, Profit. E dal 2000 con LifeGate, società benefit, promuoviamo la sostenibilità a 360 gradi e accompagniamo persone e imprese nel percorso di sostenibilità, mettendo a disposizione informazioni, progetti e servizi. Erano tempi pionieristici per parlare di questi temi: allora l’interesse era molto basso, ma negli ultimi dieci anni le cose piano piano sono cambiate. Dal 2015 realizziamo annualmente un osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile. Già dall’inizio i risultati sono stati interessanti e sono sempre cresciuti negli anni. Dal 43% del 2015 siamo passati, nell’ultima indagine presentata il 23 settembre 2021, al 75%, cioè 37,5 milioni di italiani che hanno allineato i loro interessi e acquisti alla sostenibilità. In particolare la Gen Z, che include la fascia 18-24 anni, è molto sensibile al tema. Dall’indagine emerge che le persone sono più attente e consapevoli, pronte all’acquisto ma oculate nelle scelte, chiedono alle aziende di offrire maggiore trasparenza, di cambiare l’approccio, di attivare percorsi di sostenibilità e certificazioni dei prodotti. Sono disposte a spendere un po’ di più per quei prodotti e quelle aziende che si comportano in maniera etica e sostenibile.

Ha detto che per lei la sostenibilità è “come uno zainetto” che ama portarsi dietro in ogni situazione. C’è qualche altro “bagaglio” che la accompagna sempre e non deve mai mancare?

Il coraggio, la curiosità, la condivisione, l’ascolto.

Quanto la sua provenienza dal mondo imprenditoriale incide e inciderà sul suo mandato di Presidente?

Come sempre, nelle cose che faccio metto tanto entusiasmo e la mia lunga esperienza, ma lascio agli altri giudicare il mio operato.

Ha a cuore un particolare obiettivo che, una volta raggiunto, riterrà abbia dato compiutezza al suo mandato?

So perfettamente che è un obiettivo ambizioso, ma sarei felice se il Teatro Sociale di Como AsLiCo diventasse capofila trainante sui temi sostenibili per i Teatri italiani. È un percorso lungo e complicato, ma ci vogliamo provare.

Cosa si augura per il futuro di Como?

Amo questa città e da diversi anni ho deciso di vivere qui. Credo che un bel segnale lo abbia dato Confindustria Como con lo slogan del Manifesto presentato all’Assemblea: “Insieme produciamo valore rispettando chi verrà dopo di noi”. E la recente nomina a Città Creativa Unesco è una bellissima opportunità: spero che la città voglia impegnarsi, perché le occasioni vanno colte al volo. Ormai la sostenibilità è il nuovo paradigma per le persone e per la crescita economica e sociale. Con l’impegno di tutti, siamo ancora in tempo a invertire le tendenze in atto, è un obbligo morale per assicurare un futuro migliore a noi stessi e alle nuove generazioni. Si parte da qui per essere una città migliore.

A cura di Erica Premoli
Foto di Alessia Santambrogio


Barbara Minghetti, Direttore della programmazione

Il Teatro Sociale tra ricerca, didattica e futuro 

“Il Teatro Sociale di Como AsLiCo da 25 anni porta avanti progetti e politiche di accessibilità e didattica musicale, coinvolgendo la cittadinanza a più livelli. Questa progettualità innovativa è stata vista da tanti teatri stranieri e italiani come un modo nuovo e diverso di produrre e promuovere l’opera, e ci ha reso oggi un esempio con best practice da seguire. Abbiamo fatto rete e sistema, all’estero e in Italia, e a Como abbiamo cercato di aprire il più possibile la nostra struttura, con molteplici iniziative: con un’offerta trasversale per tutti i tipi di target di pubblico e spettacoli adatti, per genere e gusti, a fasce diverse di pubblico; con 5 linee di progetto uniche ed originali, all’interno di Opera Education (opera-9; opera baby, opera kids, opera domani e opera smart), con cui in epoca pre-pandemia avvicinavamo in tutta Italia ed Europa più di 150.000 bambini e under 30 al teatro, con laboratori musicali e attività pratiche; con una piattaforma per la didattica a distanza, che negli ultimi due anni ha allargato la nostra platea; con produzioni operistiche co-prodotte all’interno del Circuito di Opera Lombardia; con altri titoli co-prodotti con teatri italiani ed esteri; con tournées nazionali ed internazionali; con le Scuole del Teatro, che offrono corsi di recitazione, danza, risveglio corporeo, e altre discipline per ragazzi e adulti; con laboratori di accessibilità destinati a bambini diversamente abili; con un progetto di opera partecipata e un coro di cittadini che studia con noi il titolo operistico, che metterà in scena l’estate a seguire (il Coro dei 200.Com fondato nel 2013); con tutta una serie di iniziative dedicate alla sostenibilità ambientale, che stiamo implementando, all’interno del tavolo europeo Next Stage; con la commissione di opere contemporanee da Ettore Majorana ad Acquaprofonda, e con l’attenzione ad una contemporaneità, non solo a livello di spettacolo e musica, ma anche per una tensione continua, verso metodi di comunicazione e aggregazione cittadina, che rendano il nostro Teatro percepito come una casa aperta a tutti, a tutte le ore del giorno e della sera, per attività molto diverse tra loro, dalle più comuni alle experience più esclusive, che stiamo collaudando per un turismo di alto di gamma. Tutto questo per noi è fare impresa, con la creatività e l’estro artistico, che contraddistinguono le professioni del Teatro, abbinate però a tanta ricerca, sviluppo, rigore, visione” – Barbara Minghetti, Direttore della Programmazione