Attento. Autentico. Internazionale. Tre aggettivi che, da soli, potrebbero già raccontare una vita intera. Ma nel caso di Matthias Welzel, sono solo l’inizio. Con oltre trent’anni di esperienza nel settore alberghiero, di cui quindici in ruoli dirigenziali presso Hilton Hotels & Resorts, Matthias ha costruito il suo percorso attraversando il mondo: dalla Germania al Medio Oriente, passando per Londra, Langkawi e Vienna. Il suo passaporto ha più timbri che pagine libere e, lungo il percorso, ha imparato a riconoscere il valore del dettaglio, l’importanza dell’ascolto, la potenza silenziosa dell’accoglienza ben fatta. Ma non è il viaggio fine a sé stesso ad averlo reso una figura di riferimento nell’hospitality internazionale, quanto la sua visione: quella rara capacità di saper leggere le persone prima ancora dei dati, di intuire cosa un ospite non ha ancora chiesto, di creare esperienze che lasciano un segno. A questo si unisce uno stile di leadership unico, nato dall’unione tra rigore operativo, creatività e un calore umano autentico. Una sensibilità che affonda le radici nei suoi primi anni nel settore food & beverage e che oggi si riflette in ogni aspetto della struttura che dirige: sotto la sua guida, l’Hilton Lake Como non solo si distingue per qualità e innovazione, ma viene riconosciuto anche come un ambiente di lavoro esemplare. Dal 2022 è General Manager dell’iconica struttura ricavata da un’ex filanda ottocentesca che oggi coniuga design, sostenibilità e lusso. Ma Matthias non è solo un manager di successo: è un uomo che ha scelto Como come luogo da chiamare casa e lo ha fatto con l’approccio di chi vuole restituire valore al territorio. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare il suo viaggio, personale e professionale, che lo ha portato fin qui, nel cuore del Lago di Como. Un racconto fatto di storie, visioni, cambiamenti, e soprattutto di una profonda connessione con il nostro Paese.
Matthias, partiamo dall’inizio. Ci racconta il suo percorso?
La mia passione per l’ospitalità è nata molto presto, già durante gli anni della scuola alberghiera a Monaco. Fin da allora, ciò che mi affascinava era il contatto umano e la possibilità di conoscere culture diverse dalla mia. Questo interesse si è trasformato in una vera e propria vocazione, che mi ha guidato lungo tutto il mio percorso professionale. Da quel momento, ho acquisito oltre 30 anni di esperienza nel settore, ho avuto l’opportunità di ricoprire ruoli manageriali in Europa, Medio Oriente e Asia. Prima di assumere il mio incarico attuale, ho diretto diversi hotel di prestigio, tra cui l’Hilton Vienna Plaza e il Waldorf Astoria Jerusalem. Per me, l’hotellerie rappresenta il perfetto equilibrio tra professionalità e umanità. Ogni giorno ho la fortuna di incontrare persone provenienti da ogni parte del mondo, ascoltare le loro storie, anticipare i loro bisogni e contribuire a rendere il loro soggiorno speciale. Credo fermamente che l’ospitalità sia, prima di tutto, un atto di connessione umana. Ed è proprio questa convinzione che continua a motivarmi ogni giorno nel mio ruolo.
Tra esperienze così diverse (Europa, Medio Oriente, Asia), ce n’è una che ha segnato una tappa decisiva per la sua carriera?
Ogni esperienza ha lasciato un segno importante nel mio percorso, perché ogni Paese ha le sue peculiarità culturali, le sue abitudini di viaggio e le sue aspettative. Tuttavia, se dovessi individuare un momento decisivo, direi che il periodo trascorso in Medio Oriente, in particolare alla guida del Waldorf Astoria Jerusalem, ha rappresentato una svolta significativa. In generale, in ogni continente in cui ho avuto modo di lavorare, credo che il turista sia sempre più alla ricerca di esperienze autentiche, spesso legate alla cultura locale, all’enogastronomia e alla scoperta del territorio in modo più “slow”. C’è una forte attenzione alla qualità del tempo trascorso, alla sostenibilità e al contatto con la storia e le tradizioni.
Come è riuscito negli anni a costruire una leadership efficace in contesti culturali così diversi?
Credo che una leadership efficace, soprattutto in contesti internazionali, si costruisca partendo dall’ascolto e dal rispetto delle differenze culturali. Ogni Paese ha il proprio modo di intendere il lavoro, la comunicazione e il concetto stesso di ospitalità. Per questo, ho sempre cercato di adattare il mio stile di leadership al contesto, mantenendo però saldi alcuni valori fondamentali: autenticità, attenzione ai dettagli e visione globale. Mi descriverei proprio con questi tre aggettivi: attento, autentico e internazionale. Ho imparato che la chiave del successo sta nel creare un ambiente di lavoro inclusivo, dove ogni collaboratore si senta valorizzato e parte integrante del progetto. Essere un leader, per me, significa ispirare attraverso l’esempio, promuovere una cultura dell’eccellenza e costruire relazioni basate sulla fiducia. Solo così è possibile ottenere il meglio da team multiculturali e offrire agli ospiti un’esperienza davvero memorabile.
L’arrivo all’Hilton Lake Como rappresenta un nuovo capitolo, per la prima volta in Italia. Cosa l’ha colpita di più, all’inizio, di questa struttura e del suo contesto?
Arrivare all’Hilton Lake Como ha rappresentato per me un momento molto speciale, perché ho subito percepito un’energia unica, data dall’armonia tra la struttura e il territorio che la circonda. Ciò che mi ha colpito fin da subito è il legame autentico che l’hotel riesce a creare con la natura. Il Lago di Como ha un fascino senza tempo: le sue acque tranquille, le montagne che lo abbracciano, i borghi pittoreschi e le ville storiche creano un paesaggio che ispira serenità e bellezza. È un luogo che invita a rallentare, a riconnettersi con sé stessi e con l’ambiente. In particolare, Terrazza 241 è diventata per me un punto di riferimento quotidiano. Da lì, ogni giorno, osservo il lago cambiare colore e atmosfera, regalando emozioni sempre nuove. È uno spazio dove la natura si fonde con l’esperienza dell’ospitalità, offrendo agli ospiti – e anche a me – momenti di autentica ispirazione. In un’epoca in cui i viaggiatori cercano sempre più esperienze significative e sostenibili, credo che Hilton Lake Como rappresenti una risposta perfetta: un rifugio elegante, immerso nella bellezza, capace di offrire un senso profondo di benessere e connessione.
Com’è stato inserirsi nel territorio comasco, sia dal punto di vista professionale sia da quello personale?
Inserirmi nel territorio comasco è stato, fin da subito, un processo naturale e gratificante. Como non è soltanto il luogo in cui vivo e lavoro, ma è diventata una parte importante della mia quotidianità, un luogo che sento profondamente vicino al cuore. Dal punto di vista professionale, ho trovato un contesto dinamico, dove l’eccellenza dell’ospitalità si sposa con l’autenticità del territorio. Lavorare all’Hilton Lake Como significa essere immersi in un ambiente internazionale, con ospiti e colleghi provenienti da tutto il mondo, ma sempre con uno sguardo attento alla cultura e alle tradizioni locali. Questo equilibrio è uno degli aspetti che più apprezzo. Sul piano personale, Como mi ha accolto con il suo ritmo rilassato, la sua eleganza discreta e una qualità della vita davvero rara. Conciliare lavoro e vita privata non è sempre semplice, ma qui diventa più armonioso. Basta una passeggiata sul lungolago o una cena in centro con la mia famiglia per ritrovare l’equilibrio anche dopo una giornata intensa. Como mi ha insegnato a rallentare quando serve, a dare valore al tempo e a trovare ispirazione nella bellezza della quotidianità. Ed è proprio questo senso di appartenenza che mi permette di dare il meglio, sia come professionista sia come persona.
Il concetto di accoglienza sta cambiando: oggi si parla di esperienze, autenticità, sostenibilità. In che modo la struttura che dirige – Hilton Lake Como – risponde a queste nuove aspettative degli ospiti?
Oggi l’ospitalità non si limita più a offrire un soggiorno confortevole: gli ospiti cercano esperienze autentiche, connessioni vere con il territorio e un impegno concreto verso la sostenibilità. All’Hilton Lake Como abbiamo abbracciato pienamente questa evoluzione, integrando questi valori nella nostra filosofia operativa quotidiana. Dal punto di vista dell’esperienzialità, proponiamo agli ospiti attività che valorizzano il contesto locale: vogliamo che ogni soggiorno diventi un ricordo significativo, non solo un passaggio. In termini di autenticità, puntiamo molto sul senso di accoglienza italiana, con un servizio attento e una cucina che celebra i sapori locali, reinterpretandoli in chiave contemporanea. Il nostro rooftop, Terrazza 241, ne è un esempio: un luogo dove si incontrano panorama, gusto e convivialità. Infine, la sostenibilità è per noi una responsabilità concreta. Siamo impegnati in pratiche che riducono l’impatto ambientale, e collaborazioni con fornitori locali per promuovere un’economia circolare. Credo che il futuro dell’ospitalità stia proprio in questo equilibrio: offrire esperienze memorabili, rispettando il territorio e contribuendo al benessere della comunità. Ed è su questa strada che stiamo continuando a investire, con passione.
Negli ultimi anni Como ha conosciuto una crescita costante del turismo, anche internazionale. Dal suo punto di vista, i servizi crescono alla stessa velocità? Quali sono i punti di forza del territorio e su cosa invece c’è ancora da lavorare?
Como ha vissuto una crescita turistica notevole, soprattutto a livello internazionale, e questo è un segnale molto positivo: significa che il territorio continua ad attrarre per la sua bellezza, autenticità e qualità dell’esperienza. I punti di forza sono evidenti: un patrimonio naturale e culturale straordinario, un’identità forte e riconoscibile, e una posizione strategica che lo rende facilmente accessibile. Tuttavia, è fondamentale che lo sviluppo dei servizi accompagni questa crescita. In alcuni ambiti – come l’accoglienza alberghiera, la ristorazione e l’offerta esperienziale – si sono fatti grandi passi avanti. Ma ci sono ancora margini di miglioramento, soprattutto in termini di infrastrutture e mobilità sostenibile. Dal mio punto di vista, è importante investire in una visione condivisa del turismo, che metta al centro la qualità, la sostenibilità e il rispetto del territorio.
La sostenibilità è un tema cruciale. Qual è la visione del gruppo Hilton su questo fronte, e come viene declinata concretamente a Como?
Hilton è una catena alberghiera di respiro internazionale e, in quanto tale, ha la responsabilità di anticipare i trend globali e rispondere in modo proattivo alle esigenze dei propri ospiti. In quest’ottica sono nati i programmi Travel with Purpose e LightStay: un sistema avanzato di gestione dei dati sulla sostenibilità, progettato per misurare, monitorare e migliorare le performance ambientali e sociali delle strutture Hilton. LightStay consente di tenere traccia dell’impatto ambientale in ambiti chiave come consumo energetico, emissioni di carbonio, utilizzo dell’acqua, gestione dei rifiuti, efficienza operativa degli edifici e progetti di miglioramento. Inoltre, offre strumenti di benchmarking per confrontare le performance ambientali con quelle di strutture simili, promuovendo una cultura di miglioramento continuo. Hilton è stata la prima compagnia alberghiera a rendere la sostenibilità un requisito standard per tutte le sue proprietà a livello globale. A livello locale, Hilton Lake Como ha ottenuto importanti certificazioni ambientali, tra cui Green Key e Marevivo, a testimonianza dell’impegno concreto verso la tutela dell’ambiente. La struttura ha inoltre avviato numerose iniziative sostenibili, tra cui la collaborazione con l’app Too Good To Go, finalizzata alla riduzione dello spreco alimentare.
Come immagina il futuro? Non solo quello della sua carriera, ma anche il ruolo dell’hospitality in un mondo che cambia così velocemente?
Immagino un futuro in cui l’ospitalità continuerà a evolversi, diventando sempre più personalizzata, sostenibile e tecnologicamente integrata, ma senza mai perdere il suo cuore umano. Credo che il vero lusso sarà il tempo: tempo di qualità, esperienze autentiche, relazioni sincere. Per quanto riguarda la mia carriera, ho la fortuna di lavorare in una compagnia internazionale che ha sempre messo al primo posto la valorizzazione delle risorse umane. In Hilton, l’attenzione alla persona è parte integrante della cultura aziendale: ogni collaboratore è incoraggiato a crescere, a formarsi e a costruire un percorso professionale su misura. Con un portfolio di 8.400 strutture in oltre centoquaranta Paesi e territori e 24 brand differenti, Hilton rappresenta un universo di opportunità. Lavorare in un gruppo così ampio e strutturato significa, in un certo senso, poter scegliere: scegliere dove crescere, in quale contesto mettersi alla prova, e con quali strumenti costruire il proprio futuro. È un privilegio raro, che vivo ogni giorno con passione e senso di responsabilità.
L’ultima domanda la rivolgiamo sempre ai giovani: quali sono i consigli che si sente di dare loro?
Il mio consiglio ai giovani è di essere curiosi, aperti e pronti a mettersi in gioco. L’hospitality è un settore che richiede passione, dedizione e voglia di imparare ogni giorno. Non si tratta solo di accogliere gli ospiti, ma di creare esperienze che lascino un segno. All’Hilton Lake Como crediamo fortemente nel valore delle nuove generazioni. Per questo investiamo in programmi di inserimento, tirocini e formazione continua. Collaboriamo con scuole e istituti, accogliendo studenti da percorsi diversi, offrendo loro l’opportunità di affiancare professionisti e vivere da vicino la realtà dell’hotel.
A cura di Caterina Malacrida