Da tecnologia emergente, l’Intelligenza Artificiale è diventata oggi una forza trainante che ridefinisce l’innovazione e la competitività delle aziende, capace di rivoluzionare processi, velocizzare decisioni e aprire nuove opportunità di business. Ignorarla significa rinunciare a velocità, efficienza e innovazione.
Ma il potere dell’IA ha un rovescio: errori e bias (distorsioni) nascosti nei set di addestramento, perdita di proprietà intellettuale quando dati sensibili vengono immessi in piattaforme esterne… A questi rischi tecnici si somma il rischio umano della “delega cognitiva”: affidarsi ciecamente alla macchina riduce la nostra capacità critica e ci dà l’illusione di sapere di più solo perché riceviamo risposte più veloci.
Per cogliere le opportunità e, allo stesso tempo, proteggersi dai rischi è necessario un percorso di formazione:
1) imparare a usare l’IA;
2) imparare a usarla bene, riconoscendone i limiti, verificandone gli output, costruendo policy di governance che proteggano dati e reputazione;
3) mantenere al centro l’essere umano e quindi la sua creatività, il pensiero laterale e l’etica della responsabilità.
Occorre una cultura aziendale fondata sull’apprendimento continuo, guidata da una leadership visionaria che sappia coniugare slancio innovativo e prudenza digitale. Le aziende devono creare percorsi di upskilling diffusi, dotarsi di strumenti di controllo, promuovere team interdisciplinari che mettano in dialogo tecnici, giuristi ed esperti di business.
Solo così l’IA diventa un moltiplicatore di valore invece che una minaccia.
Chi investe ora in formazione, etica e governance potrà cogliere la rivoluzione dell’IA, trasformandola in un vantaggio competitivo sostenibile e in un motore di crescita inclusiva per persone, imprese e intere filiere industriali. Agire ora è essenziale prima che il divario cresca, ma occorre farlo mantenendo sempre al centro l’essere umano.
Andrea Durante
Chief AI & Strategy Officer Eldor Corporation