LENORE ELLE HAWKINS: DA LAKE TAHOE AL LAGO DI COMO

Di origini irlandesi ma nata in Nevada, negli Stati Uniti, Lenore Elle Hawkins è cresciuta a Lake Tahoe, il più grande lago alpino del Nord America: era talmente piccola quando ha iniziato a veleggiare – racconta – che per non farla cadere i suoi genitori assicuravano il seggiolino all’albero della barca a vela. Forse proprio per questo ama così tanto il Lago di Como: qui ha scelto di vivere da qualche anno, dopo un’esperienza, non molto positiva, a Genova.

Lenore, il suo curriculum è ricchissimo: esperta di macroeconomia, investitrice, autrice, co-founder di società di consulenza. Quali sono stati i suoi studi e gli esordi nel mondo del lavoro?

Mi sono laureata in Matematica all’Harvey Mudd College e in Economia al Claremont McKenna College. Dopo aver lavorato quattro anni per Accenture, ho conseguito un MBA presso l’Università della California – Los Angeles (UCLA).

Quando e perché ha deciso di trasferirsi in Italia?

Mi sono trasferita qui nel 2012 per una combinazione di motivi, sentimentali e professionali. Niente di meglio, giusto?

Che tipo di difficoltà ha incontrato appena arrivata nel nostro Paese?

La sfida più grande è stata la lingua. Amo e odio al tempo stesso la complessità dell’italiano. Odio quanto sia difficile impararlo ma ne amo la ricchezza. Ho pubblicato un libro, Cocktail Investing, scrivo periodicamente articoli per Nasdaq e vengo spesso intervistata in televisione, quindi per me le parole contano più che per altri. Imparare l’italiano da sola è stato impegnativo, perché i miei ritmi di vita non mi permettono di avere un insegnante. Ho trascorso i primi sette anni a Genova: la Liguria è incredibilmente bella ma ha rappresentato una sfida culturale. Prima di venire in Italia vivevo in California, dove la maggior parte delle persone proviene da altri luoghi e la cultura è molto aperta. Genova è molto diversa e vivere in una città che mi considerava un’outsider spesso mi ha fatto sentire sola. È doloroso sentire di non appartenere al posto in cui vivi. A Como è stato molto più facile: qui ci sono diversi expat e le persone sono state più gentili, cosa che ho apprezzato. L’Italia mi ha rubato il cuore e ora è bello sentirsi maggiormente accolta.

Cosa ha fatto per superare queste difficoltà?

Ho comprato 20 o 30 libri per imparare l’italiano, ho seguito corsi online, e imparato a soffocare l’orgoglio. Sono sempre stata brava con le parole, sono una scrittrice di mestiere. Per me parlare italiano è una costante lezione di umiltà. Non penso di aver mai superato la sensazione di essere un’outsider a Genova, ma questo mi ha fatto apprezzare quanto le persone debbano essere coraggiose per lasciare la propria madrepatria. Sentirmi sola e, a volte, anche poco gradita mi ha permesso di notare ancora di più quando gli altri provano le stesse sensazioni. Ora faccio di tutto per assicurarmi che le persone che incontro sul lavoro e altrove si sentano sicure e rispettate quando sono insieme a me.

Quali sono i pro e i contro di vivere in Italia?

Gli italiani affrontano i problemi diversamente rispetto agli americani e questo mi ha aiutato ad essere mentalmente più flessibile. La cultura lavorativa italiana si concentra più su soluzioni belle ed eleganti mentre quella americana sul generare profitti. Fare soldi è essenziale, è così che si rimane in attività, ma apprezzo il modo di pensare a lungo termine che spesso riscontro negli imprenditori italiani. La parte più difficile è il fatto che il livello di burocrazia e controllo governativo in Italia non permettono lo sviluppo di una variegata cultura imprenditoriale come quella che esiste in California. Ho conosciuto così tante persone incredibilmente talentuose ma gli ostacoli nel costruire attività di successo sono così tanti che molti si arrendono, oppure danno vita a società che rimangono più piccole di quanto potrebbero essere negli Stati Uniti. Trovo tutto questo frustrante. È molto più difficile avviare una società, trovare finanziatori e crescere in Italia rispetto che negli USA. Vedere persone piene di talento, con prodotti o servizi incredibili, fare così tanta fatica a crescere mi spezza il cuore. Devo ammettere che gli USA stanno cambiando rapidamente, muovendosi nella direzione sbagliata.

Come hanno reagito amici e colleghi alla sua scelta di trasferirsi oltreoceano?

Hanno pensato che fossi pazza e coraggiosa al tempo stesso. La maggior parte degli americani ha un’idea romantica dell’Italia e sogna segretamente di scappare e costruirsi una vita qui. Non posso credere di avere avuto la fortuna di farlo. Quando mi sono trasferita, gli americani erano sconcertati dalla politica italiana e pensavano che i vostri politici fossero pazzi. Ora hanno un’idea molto diversa dei propri esponenti politici e di conseguenza più comprensione su quanto possa diventare folle quel mondo.

Da esperta di scenari economici e opportunità di investimento, cosa pensa della situazione in Italia? E negli Stati Uniti?

Penso che le differenze tra l’economia italiana e quella americana si stiano assottigliando. La crescita di qualsiasi economia dipende dalla crescita della produttività e della forza lavoro. Sia negli Stati Uniti sia in Italia si assiste a un calo demografico, ciò significa che un incremento della forza lavoro può arrivare solo dall’immigrazione. Tuttavia la maggior parte degli elettori in entrambi i Paesi vuole meno immigrati, e questo può danneggiare la crescita economica. Una nazione deve investire nel proprio futuro per migliorare la produttività. I livelli di debito in entrambi i Paesi rendono tutto più difficile, e questo significa una più debole crescita futura. Quando mi sono trasferita in Italia nel 2012, il debito americano rispetto al Pil era al 97% mentre in Italia era il 126%. Oggi in America la percentuale è del 122% e in Italia del 137%. Sono entrambe a livelli in cui la somma di denaro necessaria per sostenere il debito pubblico sta significativamente danneggiando le risorse disponibili da investire nella crescita del settore privato. Ciò significa una più debole crescita economica negli anni a venire. La burocrazia in Italia genera un’economia fatta di tante piccole attività e molte multinazionali, con poche realtà nel mezzo. Questo significa che le grandi società non temono che le piccole possano crescere fino a diventare una vera concorrenza. Gli Stati Uniti stanno andando nella stessa direzione, con un incredibile rafforzamento dell’industria negli ultimi decenni. Sempre meno società dominano sempre più settori. In entrambe le nazioni, le grandi imprese consolidate affrontano meno concorrenza, il che è un male per la crescita economica e per l’innovazione. In futuro, penso che l’economia americana avrà un piccolo vantaggio sull’Italia, ma ho la sensazione che il mercato azionario americano sarà meno attrattivo nei prossimi anni, visti gli elevati prezzi attuali. Suppongo anche che ci saranno conseguenze dolorose per la quantità di denaro stampata dagli Stati Uniti durante la pandemia, scelta che ha contribuito moltissimo ai recenti problemi di inflazione. Ciò sta tuttavia attenuandosi e presumo che l’economia americana sarà presto in recessione o vicino alla recessione.

Ha mai pensato di tornare nella sua terra di origine?

Ho ancora una casa in California e devo tornare spesso lì per lavoro, ma ho l’impressione che trascorrerò sempre più tempo in Italia con il passare degli anni. Io e i miei amici scherziamo sul fatto che vogliamo guadagnare soldi negli Stati Uniti per spenderli in futuro in Italia, dove la vita è più equilibrata e si è capaci di apprezzare il semplice piacere di un lungo pranzo domenicale in compagnia delle persone più care.

Si stanno avvicinando le elezioni americane: cosa pensa del futuro del Paese?

(Qui Hawkins si riferisce a Donald Trump e al Presidente in carica Joe Biden, al momento dell’intervista ancora candidato per le elezioni, ndr) Non voglio nemmeno pensarci, e sono della stessa opinione molti americani. Dieci anni fa non avrei mai immaginato che l’America sarebbe diventata come è adesso. Mi spezza il cuore dirlo, ma gli attacchi terroristici dell’11 settembre hanno cambiato per sempre il Paese, in peggio. I leader politici hanno voltato le spalle alle leggi, e gli americani erano così spaventati da permettere che ciò accadesse. Gli americani non vedono più sé stessi e la nazione come facevano decenni prima di quegli attacchi. Oggi gli americani non hanno valide opzioni. Sento di dovermi scusare con il resto del mondo. Come Paese con la più forte economia e il più forte esercito al mondo, abbiamo il dovere di fare meglio di quanto abbiamo fatto finora. Con chiunque dei candidati al potere, gli Stati Uniti non saranno ciò di cui il mondo ha bisogno. L’economia sarà più debole e la leadership, sia interna sia esterna, sarà più fragile di quanto non potrebbe essere con un presidente migliore.

Che consigli darebbe agli studenti che stanno cercando di avviare una carriera nel mondo della finanza e degli investimenti?

Consiglierei sicuramente di lavorare per una grande realtà finanziaria globale per almeno quattro anni: impareranno più che in qualunque altro posto e svilupperanno connessioni che possono essere d’aiuto durante la carriera. Se hanno la fortuna di lavorare per una di queste società, direi loro di lavorare duro per trovare almeno 2 o 3 mentori, che possono aiutarli a regolare la rotta del proprio percorso professionale e a sviluppare al meglio le proprie capacità. Inoltre, suggerirei di provare ad essere assunti all’estero, anche se sanno che un giorno vorrebbero ritornare in Italia. Le sfide che affronteranno vivendo e lavorando lontano da casa renderanno loro leader, risolutori di problemi e comunicatori più efficaci. Ho imparato che questa è una delle verità più importanti nella vita: a parità di condizioni, le persone sceglieranno sempre di fare affari con persone che gli piacciono. A condizioni diseguali, sceglieranno comunque allo stesso modo. Imparate a lavorare bene con gli altri, anche con le persone più difficili: la vostra vita e la vostra carriera saranno molto più piacevoli.

A cura di Erica Premoli