Varcare l’elegante cancello, attraversare a piedi l’immenso parco percorrendo i viali impreziositi da piccola ghiaia bianca su terra battuta, ammirando, nel contempo, alberi secolari e ricercate essenze arboree. Alzare pian piano lo sguardo per apprezzare lo stagliarsi di fronte a sé della maestosa facciata neoclassica di una delle ville più iconiche del lago di Como, per lasciarsi andare, in un attimo, con l’immaginazione, agli anni del grande regista Luchino Visconti, della famiglia Erba e di tante altre dinastie che l’hanno posseduta e abitata. È ciò che accade a chi visita Villa Erba. Che sia la prima o l’ennesima volta. Adagiata sulle sponde dell’omonimo lago tra Como e Cernobbio, riesce sempre ad incantare il visitatore con la sua abbagliante bellezza. Ma da quasi quarant’anni, ovvero da quando gli ultimi eredi dei Visconti e degli Erba hanno ceduto villa e parco, questo grande compendio è diventato un instancabile motore di sviluppo per il territorio grazie anche alla costruzione, su progetto dell’architetto Bellini, del cosiddetto polo moderno. Ideato per ospitare le fiere tessili, naturale vocazione del territorio, negli anni ha saputo attrarre anche eventi esclusivi di grandi multinazionali del calibro di EssilorLuxottica, Ferrari, BMW, Dior, il World Manufacturing Forum e molti altri. Ma anche appuntamenti mondani come concerti degli artisti più famosi, il concorso d’eleganza di Villa d’Este, Orticolario, solo per citare i più internazionali. In Villa Erba ogni evento riesce a fondere eleganza, bellezza, glamour con il business, attirando interessi e presenze da tutto il pianeta. Una location unica al mondo che, naturalmente, ha dovuto fare i conti con i cambiamenti epocali, attraversando anche, ci riferiamo alla società di gestione, momenti difficili che hanno portato i soci pubblici e privati a interrogarsi più volte sul suo futuro e a investire su di essa per non rischiare di disperdere un patrimonio immenso. Negli ultimi anni, però, il segno positivo, ha caratterizzato i bilanci, per arrivare a quello del 2023 recentemente approvato che ha visto, per la prima volta nella storia dell’ente, una distribuzione di cospicui utili ai soci. Ne parliamo con chi ha firmato questo storico bilancio, il Presidente Claudio Taiana, imprenditore tessile, titolare della Tessitura Taiana Virgilio Spa, e già presidente di Confindustria Como, che da un anno guida la società Villa Erba Spa.
Presidente Taiana, lei ha vissuto da vicino, come imprenditore e, in particolare, come Presidente dell’allora Unione Industriali di Como, i quasi quarant’anni di storia della società di gestione e della costruzione del cosiddetto polo moderno.
Qual è il suo personale ricordo?
È una storia che effettivamente ho vissuto proprio dall’inizio, da quando, ricordo bene, nell’85 ero presidente dei Giovani Industriali e sedevo nel Consiglio Direttivo dell’Unione guidato dal Presidente Zamaroni. Ho vissuto con lui, con l’ingegner Prini e tutta la squadra, il momento nel quale maturò l’idea che fosse necessario dare una risposta alle diverse fiere tessili di allora che rischiavano di arenarsi per mancanza di strutture logistiche e, allo stesso tempo, riuscire nell’intento di creare all’interno dell’Associazione un clima migliore tra le diverse correnti di pensiero della filiera tessile che si confrontavano, a volte anche aspramente, proprio sulle fiere. Quindi, se l’incipit è stato quello di dare una risposta a un’esigenza, il progetto di Villa Erba è stato immediatamente visto anche come l’opportunità di creare un motore di sviluppo non solo per i settori economici interessati ma per tutto il territorio nel suo complesso. Direi che, parlando di Unione industriali post seconda guerra, questo è stato il terzo grande progetto di visione dopo il sistema di gestione delle acque, con l’acquedotto industriale per approvvigionare le aziende e l’impianto di depurazione per salvaguardare la salubrità del territorio, e quello della creazione di scuole professionali come Enfapi Como per formare i tecnici che servivano alle aziende. Poi, il ricordo va anche a periodi meno gradevoli di quello della fase di lancio, come nel triennio 95 – 98 quando, da Presidente dell’Unione Industriali, insieme al mio Consiglio abbiamo dovuto fare i conti con le difficoltà che ha attraversato la società di gestione. Ma anche in quei momenti, attraverso importanti rifinanziamenti, abbiamo dimostrato di credere in questo investimento, nella consapevolezza che sarebbe andato a favore della collettività.
Qual è la ragione più profonda che l’ha spinta ad accettare questo incarico?
La ragione più personale è che mi piacciono le nuove sfide e sono curioso per natura. Approcciare una nuova esperienza mi offre grande motivazione anche se, come credo sia normale, non manca il timore di non essere all’altezza del ruolo quando è la prima volta che si affronta una determinata sfida. Ammetto che, quando mi è stato proposto di assumere la presidenza, ho avuto un primo attimo di perplessità ma poi ho accettato con entusiasmo. Lo stesso con il quale cerco di portare avanti ogni giorno il lavoro nel mio ruolo. Poi, ovviamente, c’è un aspetto che chiamerei di restituzione: se posso mettere a disposizione del territorio l’esperienza che ho maturato sia in ambito imprenditoriale sia in quello più propriamente associativo, non posso che esserne felice.
Come vede il futuro di questa importante realtà del nostro territorio?
Vede, in tutta sincerità, il futuro l’hanno già tracciato coloro che hanno ideato questa iniziativa ed è un futuro che, nella sua evoluzione, da principale motore di sviluppo dell’economia si è trasformato, pur mantenendo questa radice, declinandosi su tre direttive: la prima, la promozione commerciale del mondo produttivo che si identifica nella realizzazione di fiere. La seconda, cui si deve il merito all’attuale direzione generale, che ha saputo intercettare i cambiamenti in atto e inserirsi in una nuova modalità di business: lo sviluppo e la promozione turistica del territorio, che solo da 15 anni si è estesa dal settore alberghiero a una miriade di operatori. Villa Erba è stata capace di affiancare all’attività convegnistica e congressuale anche quella degli eventi e dei matrimoni che contribuiscono a diffondere un’immagine positiva. Grazie ad essi, infatti, abbiamo ogni anno migliaia di ambasciatori che testimoniano nel mondo la bellezza e l’unicità di questo luogo e la loro esperienza. Infine, c’è la terza direttrice che è quella dell’approccio sociale e culturale. Se è pur vero, infatti, che siamo una società di diritto privato, siamo altrettanto consapevoli del fatto che i nostri soci fondiari, che rappresentano anche la maggioranza del nostro capitale sociale, sono i soci pubblici che nei loro statuti hanno ben chiari dei vincoli sociali a favore dei rispettivi territori.
Come riuscite a venire incontro a questa esigenza sociale?
Lo facciamo da anni con le giornate gratuite aperte al pubblico, come quelle organizzate da Aslico, inoltre sosteniamo in maniera importante i concerti estivi rivolti sia ai giovani che a un pubblico più maturo e quest’anno ospitiamo anche il grande raduno dei grest diocesani. Poi c’è Orticolario, che è un evento con una forte ricaduta sociale ma che, al tempo stesso, rende visibile la villa a una platea molto vasta a livello internazionale. Sotteso a tutto ciò ci deve sempre essere la ricerca di un equilibrio con la nostra natura giuridico – economica di società di capitali che ha come primo dovere quello di produrre ricchezza. Quindi, credo sia doveroso rendere merito a coloro che hanno preceduto l’attuale consiglio per aver saputo intercettare anche eventi e matrimoni. Tutto questo dev’essere sempre in linea con l’idea di saper cambiare, di saper evolvere.
C’è un progetto che le sta particolarmente a cuore e che vorrebbe arrivare a realizzare entro la fine del suo mandato?
Sicuramente è quello della riqualificazione dell’ex galoppatoio. Non mi piace moltissimo questo termine, ma ormai è quello più conosciuto che identifica quella grande parte di parco e devo usarlo per chiarezza. Trovo che quell’area sia una componente essenziale che da destinazione prettamente di servizio deve trasformarsi, direi ancor meglio rigenerarsi, per riuscire a sostenere principalmente quella attività socio – culturale di cui parlavamo prima. è un’area di circa 20.000 metri quadri che non esiste da nessuna altra parte del nostro lago. Dobbiamo lavorare affinché per la maggior parte dell’anno possano goderne i cittadini, i giovani in particolare. Penso, per esempio, al circolo della vela, all’integrazione sociale con la creazione del nuovo chiosco come punto di ristoro che vedrà il coinvolgimento di persone diversamente abili, il tutto in un ambiente che garantisca la possibilità di apprezzare la bellezza. Naturalmente, in alcuni momenti particolari, quando ve ne fosse la necessità, penso ai set dei film o ad altri utilizzi del compendio, potrà tornare a svolgere la sua attività di servizio e supporto.
A che punto è la riqualificazione di questa magnifica area?
Siamo forse nella fase più importante: quella della individuazione di uno studio di architettura e paesaggistica di fama mondiale. Perché, come ai tempi dell’edificazione del polo moderno quando il progetto fu affidato al grande architetto Bellini, evitando così possibili confronti, scontri o favoritismi locali, anche in questa occasione abbiamo il dovere di garantire la massima professionalità andando a selezionare i migliori specialisti al mondo. È un’occasione unica e non possiamo permetterci di sbagliare.
E quali sono le tempistiche per arrivare ad aprire al pubblico?
Il nostro obiettivo è arrivare ad inaugurarlo entro la fine del mandato di questo Consiglio, quindi con l’approvazione del bilancio del 2025, ma se andassimo anche un poco oltre, voglio sottolineare, non è un problema, perché vorrà dire che avremo lasciato a chi verrà dopo di noi un progetto eccellente da concludere. Vede, non si tratta di un gioco a voler essere i primi della classe, ma di un gioco a contribuire affinché un’opera così importante arrivi ad avere il successo che si merita oggi, domani e sempre.
È un concetto molto altruistico in un mondo caratterizzato dalla corsa a voler tagliare nastri…
Per me la filosofia di fondo è molto semplice: noi siamo qui a lavorare per prendere Villa Erba così come ce l’hanno consegnata e cercare di lasciarla un po’ meglio di come l’abbiamo ricevuta. E credo che dovrebbe essere così per tutti.
Veniamo ai numeri: già dopo il primo anno di mandato lei ha presentato un bilancio non solo positivo ma che prevede anche la distribuzione di utili ai soci. È la prima volta nella storia quarantennale della società di gestione: come si spiega?
è un cambiamento in itinere da qualche anno. Già nel 2022 abbiamo avuto importanti risultati. Quest’anno abbiamo estinto le posizioni debitorie precedenti e abbiamo potuto lanciare ai soci un messaggio a cui tengo molto: dimostrare che è possibile gestire una società con un’attività rivolta anche al territorio in termini sociali, riuscendo a remunerare i soci.
Ma da un punto di vista propriamente gestionale quali sono stati gli interventi che hanno consentito di raggiungere questo risultato?
Un aspetto di questo successo, ne abbiamo accennato prima, è quello di aver saputo intercettare all’interno dei flussi turistici, gli eventi congressuali e i matrimoni di altissimo livello, riuscendo a farli coesistere. Se vuole, la parola chiave, il vero e proprio mantra è contemporaneità. Ovvero l’utilizzo contemporaneo del compendio per più eventi che possono perfettamente coesistere nello stesso momento senza interferire tra loro. Anche in questo caso devo rendere merito al Direttore Generale Bonasegale e al suo staff che hanno avuto questa felice intuizione, già iniziata nell’immediato pre-Covid, congelata dagli eventi Covid quando Villa Erba si è messa a disposizione di questa emergenza sanitaria trasformandosi in un hub vaccinale, e successivamente ripresa e portata avanti. Poi, determinante è stata anche l’importante promozione commerciale fatta a partire dal 2016 partecipando a fiere di settore sia in proprio sia con il Convention Bureau. Anche la selezione dei fornitori per la loro credibilità, la loro flessibilità, la loro reattività è fondamentale. Perché questo fa la differenza per il cliente. Insomma, tutto questo rappresenta un insieme di valori che coesistono nella medesima struttura. Ma sia chiaro che non è solo il frutto di un momento magico che il nostro territorio sta attraversando, ma della capacità di inserirsi con intelligenza, prontezza, coordinamento, proattività in questi cambiamenti.
Villa Erba, l’abbiamo visto, grazie alla sua storia, al suo legame con il grande regista Luchino Visconti, ha un forte potenziale anche nell’ambito culturale e, in particolare, cinematografico. Avete in programma iniziative specifiche su questi settori?
Sicuramente. Stiamo affidando l’incarico per il restyling digitale delle stanze di Luchino Visconti, allo scopo di arricchire le visite non solo del pubblico che partecipa alle giornate aperte, ma anche degli ospiti dei meeting per offrire un momento esperienziale unico che non potrebbe essere goduto se organizzassero i loro convegni in qualsiasi altro centro congressuale. Un altro aspetto su cui stiamo lavorando è uno studio, attraverso il supporto di alcuni professori universitari, delle opere esistenti per dare loro una datazione al fine di una catalogazione. Non tutti sanno, infatti, che all’interno di Villa Erba sono presenti, oltre a pregiati arredi di fine Ottocento, anche elementi che provengono da altre zone del mondo, specialmente francesi, come statue e quadri. Per fine anno lo studio sarà concluso e potremo realizzare una pubblicazione che rappresenterà un’opportunità di approfondimento per tutti i nostri stakeholder e visitatori.
Uno dei dossier più caldi che si è trovato sul tavolo è la vicenda di Proposte, la fiera del tessile per arredo. Pensa che ci siano margini di recupero?
Il rapporto di Villa Erba con Proposte è ottimo. C’è un evidente fastidio da parte della fiera rispetto a quanto accade al di fuori di Villa Erba, da parte di soggetti che spesso utilizzano la campagna comunicazionale di Proposte per organizzare eventi paralleli che possono essere lesivi della fiera stessa, sia per livello che per provenienza dei visitatori. Proposte ha suggerito di organizzare un tavolo con il Comune di Cernobbio, con Villa Erba e con i principali concorrenti per fare in modo che questa disordinata kermesse esterna possa essere trasformata in un evento più ordinato e coordinato, sulla falsariga di quanto avviene a Milano con il Salone del Mobile. Noi siamo certi che su questa base la ragionevolezza possa prevalere facendo sì che Proposte possa restare nel luogo che l’ha vista nascere. La certezza che tengo a sottolineare è che nel 2025 Proposte sarà sicuramente qui e il prossimo anno rappresenterà il banco di prova di questo nuovo progetto di coordinamento. Noi vogliamo offrire tutto il supporto possibile, perché oltre ad essere parte interessata ci sentiamo quasi cofondatori della fiera stessa.
Nei suoi progetti sono previste anche altre tipologie di fiere che magari mirino alla valorizzazione dell’ambito manifatturiero e del Made in Italy?
La sua domanda mi permette di fare un po’ di chiarezza che credo sia necessaria: la nostra mission non è quella di organizzare fiere ma è quella di offrire accoglienza a quegli eventi, quelle tipologie di fiere, che qui possono trovare il luogo migliore per il proprio prodotto. Ci sono tipologie di esposizioni che non potranno mai essere ospitate dal nostro polo moderno, mentre altre, penso ad alcune del lusso come l’alta orologeria, o determinati eventi congressuali, che qui e solo qui possono trovare le condizioni migliori. Per cui il nostro compito è quello di saperci proporre al meglio per tutto quello che ci rende unici, partecipando alle più importanti fiere di settore, senza però rischiare di fare confusione: noi non possiamo fare gli imprenditori della creazione della fiera.
Abbiamo parlato della forte attenzione all’ambito sociale, si può dire che ve ne sia altrettanta in tema di sostenibilità?
C’è una forte attenzione rispetto all’accezione più ampia di questo termine: non per nulla il nostro slogan è “green per natura, sostenibili per scelta”. Questo è il secondo anno in cui presentiamo il bilancio di sostenibilità che riassume tutte le buone pratiche che Villa Erba ha messo in atto in questi anni, cercando di rispondere ai temi ESG, fondamentali per un’azienda che voglia restare sul mercato. Gli interventi sono di tipo energetico con il fotovoltaico e le pompe di calore realizzate ben prima che la sostenibilità diventasse, per così dire, di moda. Inoltre, applichiamo tutte le normative inerenti privacy, etica, rispetto dei dipendenti, dei fornitori e dei visitatori e stiamo lavorando per il raggiungimento delle certificazioni Standard ISO 9001 e 14001. Inoltre, siamo seriamente orientati al tema della parità di genere. Sia chiaro un concetto: nessun cliente ci ha chiesto questo per lavorare con noi, ma abbiamo l’obiettivo di arrivare a garantire alla società un’organizzazione codificata, chiara, trasparente, lineare, in modo tale che chiunque arriverà a gestirla possa trovare la corretta codificazione dei processi, perché non dimentichiamo mai di essere un’azienda privata ma con forte impatto pubblico, sia per il nostro tipo di attività che per le nostre componenti societarie. Però mi lasci esprime un concetto a cui tengo molto.
Siamo qui per questo.
Sono molto grato a tutto lo staff perché ho subito riscontrato una grande disponibilità, una forte inclinazione delle persone al problem solving, un atteggiamento positivo non casuale ma costruito negli anni per il quale dobbiamo dare merito alla direzione generale. E questo fa la grande differenza con i clienti.
Ultima domanda: per cosa le piacerebbe essere ricordato come Presidente di Villa Erba?
Mi piacerebbe essere ricordato per non aver fatto danni (scherza, ridendo, il Presidente Taiana, ndr). Al di là di questo, devo dire che il mandato è tutto sommato breve. Per cui mi piacerebbe aver contribuito a riportare allo splendore l’ex galoppatoio, un asset importante di Villa Erba che fino ad oggi è stato sottovalutato, lavorando ogni giorno per cercare di mettere a disposizione di tutti i sogni di coloro che tanti anni fa hanno deciso di rendere pubblico un meraviglioso angolo del nostro territorio.
A cura di Stefano Rudilosso