VERGA 1958 PLASMA IL FUTURO

Il sestante: un sostantivo la cui etimologia si perde nella notte dei tempi. Dalla seconda metà del 1700 iniziò a connotare uno strumento di navigazione, la bussola dell’esploratore audace che, attraverso astuzia e conoscenza, guida i viaggiatori nei mari ignoti. Oggi, con l’aggiunta del numero 6.8 che sta a indicare la lunghezza in metri lineari, è diventato il nome dell’ultima creatura di Verga 1958, il cantiere nautico con sede a Lomazzo, divisione di Verga-Plast, fondata 65 anni fa da Giancarlo Verga e dalla moglie Pierangela Cairoli.

Stefano Bitturini (a destra) con i genitori Franca e Roberto, la sorella Elisa e il piccolo Marco

A mostrarci quest’opera d’arte nautica, prodigio della fluidodinamica, e a raccontarci la storia dell’impresa comasca è Stefano Bitturini, nipote del fondatore e, insieme a sua sorella Elisa, rappresentante della terza generazione. Il giovane project manager dell’azienda non ha mai avuto dubbi: “Ho sempre sentito la Verga-Plast e la Verga 1958, come abbiamo ribattezzato il cantiere navale in occasione del sessantacinquesimo anno che cadeva nel 2023, scorrere nelle mie vene. Un legame che ho avuto fin dall’infanzia e che mi appassiona ogni giorno di più – ammette Stefano – grazie al quale metto tutte le mie energie, insieme a mia sorella, a mia mamma Franca Verga e a mio papà Roberto, per dare un futuro a questa impresa e onorare la scommessa di mio nonno”.

Mentre accarezziamo le linee sinuose della nuova imbarcazione da diporto recentemente presentata al Salone nautico di Genova, progettata da Matteo Costa Yacht & Design, Stefano Bitturini ripercorre le tappe fondamentali dell’impresa: “Mio nonno Giancarlo fu un grandissimo appassionato di tecnologie e di tecniche di lavorazione dei materiali. Dopo aver frequentato i corsi di meccanica alla gloriosa Scuola di Santa Marta, l’istituto d’eccellenza di tutti i giovani milanesi che, nel dopoguerra, aspiravano a una qualifica tecnica, parallelamente ad alcune esperienze in aziende meccaniche e carrozzerie, per coltivare il suo sogno di sviluppare nuovi prodotti completamente suoi, iniziò a cimentarsi in progetti molto interessanti in collaborazione con il Politecnico di Milano che diventarono veri e propri brevetti. Nel 1952, su spinta di alcuni amici che vivevano sul lago di Como trasferì la tecnica dello stampaggio in vetroresina, che stava affinando, nell’ambito nautico. Fu il primo in Europa, riconosciuto anche da Wikipedia, a realizzare il guscio di noce in vetroresina, aprendo un nuovo grande filone in un settore che fino ad un momento prima era stato, per millenni, appannaggio solo del legno o, recentemente, del metallo”. Fu una vera e propria rivoluzione a cui il visionario Giancarlo Verga affiancò anche un’altra tecnologia: “Il nonno – prosegue Stefano Bitturini mentre, dopo aver lasciato l’esposizione delle barche, visitiamo il cuore pulsante dell’azienda, la produzione – sempre negli stessi anni restò colpito da un’altra tecnologia: la termoformatura sottovuoto da lastra. E anche in questo caso fu il primo, sicuramente in Europa e forse nel mondo, a realizzare la prima imbarcazione da termoformatura. Proprio grazie a questa tecnica nacque la barca Larianella: due gusci in tecnopolimeri con poliuretano espanso a cellule chiuse che grazie a questa caratteristica è inaffondabile. Con la sua forma iconica, le sue performance e i suoi costi accessibili, la Larianella fu per anni un successo mondiale”.

La Verga-Plast però non si limitò al pur redditizio settore nautico: negli anni affiancò la produzione di qualsiasi genere di prodotto in quella che i profani chiamano semplicemente plastica, ma che presenta numerose sottocategorie come il polistirolo, l’abs, il policarbonato, il metacrilato pmma, il pet e il poliestere, l’hips e molti altri. Insomma, tutto ciò che sia realizzabile con la tecnica della termoformatura, la Verga-Plast lo realizza attraverso la tecnologia della termoformatura, divenendo così fornitrice di innumerevoli settori: da quello dei semilavorati a quello dei prodotti per l’uso quotidiano, dall’industriale all’outdoor, dalla valigeria al sanitario, solo per citarne alcuni. “Seguiamo completamente il prodotto dallo studio del design – sottolinea Stefano Bitturini, appassionato di tecnologia come il nonno – che realizziamo attraverso i più moderni software cad/cam, fino alla concretizzazione del guscio di semilavorato che viene sottoposto alla terza fase di lavorazione, ovvero la contornatura a controllo numerico”. Negli anni, le due generazioni che hanno preso il testimone da Giancarlo Verga, ovvero la figlia Franca con il marito Roberto Bitturini, attuali amministratori dell’azienda, e la terza, i loro figli Stefano ed Elisa, hanno saputo, in grande sintonia e con due passaggi generazionali perfettamente orchestrati, infondere sempre il loro valore aggiunto che l’ha portata con serenità al traguardo dei 65 anni.

La Verga–Plast e la divisione nautica Verga 1958, infatti, sono state prima trasformate da azienda artigianale a vera e propria industria, poi internazionalizzate, e ora è stata impressa una forte innovazione tecnologica non solo di prodotto, ma anche di processo. Ultima chicca, in questo senso, è stata l’introduzione dell’intelligenza artificiale con il lancio di Ai Concierge: “Si tratta di un’applicazione – spiega, con dovizia di particolari, Stefano Bitturini – che emula l’accoglienza dell’hotellerie ed è collegata a Chat Gpt che consente al fruitore del sito di ottenere una risposta a qualsiasi domanda che riguardi l’azienda o il prodotto. Lo fa garantendo totale anonimato all’interessato, ma soprattutto permette di evitare le classiche pressioni del commerciale “umano”, attraverso un dialogo tecnologicamente molto avanzato. Siamo convinti – sottolinea Bitturini di fronte alle nostre perplessità rispetto alla sostituzione del contatto umano – che il prodotto debba vendersi solo grazie alle sue qualità tecniche e alla sua unicità, e non mettendo il cliente sotto pressione”. E i numeri danno ragione a questa filosofia: “In poco più di un mese abbiamo ottimi feedback: i clienti ci hanno manifestato entusiasmo per un’esperienza di utilizzo che non si limita all’aspetto tecnologico, ma affianca l’utente anche nella configurazione del prodotto, in particolare per Sestante 6.8, e a breve il sistema consentirà anche di richiamare automaticamente i client di posta elettronica per arrivare ad un invio automatizzato delle richieste di personalizzazione”.

Un rendering di Sestante 6.8e (modello entrobordo elettrico)

Insomma, a Lomazzo, se i primi 65 anni hanno scritto il futuro della costruzione delle barche, i prossimi 65 anni sono all’insegna della digitalizzazione spinta, senza però dimenticare la sostenibilità: “Il nostro cammino verso la sostenibilità – riflette Stefano Bitturini – è iniziato da tempo. Grazie ad Industria 4.0 abbiamo introdotto un monitoraggio continuo di tutti i consumi, andando a limare, grazie anche alle nuove tecnologie, in ogni passaggio che lo consenta, ma la grande sostenibilità è sui materiali. In alcuni progetti conto terzi, ad esempio, stiamo iniziando ad utilizzare la plastica delle reti da pesca abbandonate nei mari, che vengono recuperate e riciclate. Inoltre, abbiamo introdotto il primo kayak e il primo tender in plastica riciclata e riciclabile al 100% e, mi piace ricordarlo, abbiamo avviato una collaborazione con Sea Sheperd, il movimento a difesa dei mari e dell’habitat naturale, che consente di fare donazioni a favore di tutte le attività sostenibili messe in campo da questa ONG”.

L’ultima sfida, vinta, in termini di sostenibilità si chiama elettrificazione: “Sestante 6.8 è stata disegnata per essere una barca da diporto completamente elettrica, anche se è disponibile l’alternativa con motore endotermico. Non è un aspetto banale – sottolinea Bitturini – perché la fluidità diventa cruciale per risparmiare energia e, quindi, aumentare l’autonomia dell’imbarcazione. L’elettrico – conclude il giovane project manager – rappresenta la soluzione ideale non solo per tutti coloro che hanno a cuore l’ambiente, ma anche per chi vuole accedere a zone off limits per il motore termico”.

Ascoltando Stefano Bitturini si percepisce chiaramente l’entusiasmo di chi ha compreso che in un mondo che cambia sempre più velocemente è fondamentale stare al passo e, soprattutto, stare al top, guardando al futuro senza mai dimenticare il mantra del nonno Giancarlo Verga: “Alla base della soddisfazione del cliente ci devono essere: qualità del prodotto, affidabilità e passione”. Doti che di certo non mancano a questa bella famiglia di imprenditori.

A cura di Stefano Rudilosso