C’è una nuova forma di turismo, tra l’altro molto sostenibile, che unisce sport, natura e cultura, alla portata anche di chi non sia particolarmente allenato: si chiama e-bike e oggi è molto conosciuta. Non c’è, infatti, località turistica, in particolare montana, italiana o europea, dove non vi sia un servizio di noleggio di mountain bike assistite. Eppure, solo sette anni fa, sul lago di Como non c’era nessuno che offrisse questo servizio. Ci voleva uno spagnolo, ex campione di mountain bike, ovviamente muscolare e non assistita, per far nascere questa nuova offerta ad Argegno, a nemmeno mezz’ora da Como, nell’ideale crocevia tra l’alto lago e la Valle d’Intelvi. Ci voleva Ivan Alvarez Gutierrez da Madrid. Concordare un incontro con lui non è cosa semplicissima. E non perché non sia disponibile, anzi Ivan è davvero umile, simpatico e disponibile, ma perché ha un’agenda lavorativa densa di impegni. Ogni giorno, infatti, per almeno dieci mesi all’anno, sabati e domeniche comprese ovviamente, Ivan oltre a noleggiare le bellissime e-bike della casa Giant di cui ha indossato anche la maglia durante la sua carriera da top rider, accompagna anche i turisti in giri da sette o otto ore lungo percorsi sterrati alla scoperta degli angoli più belli delle nostre montagne. E se non è in giro per sentieri può essere che lo troviate a Miami, negli USA, a fare una gara di 160 km per beneficenza. “Non so nemmeno chi me lo ha fatto fare – sorride Ivan di ritorno da una gita in Val d’Intelvi, come chiama lui le escursioni con i clienti, e in partenza per gli USA – ma non riesco mai a dire di no. Non sono allenato per una gara di 160 km e lo so già: anche se è una manifestazione promozionale saranno sicuramente tutti agguerritissimi”. Parla un ottimo italiano perché ormai sono quasi 15 anni che vive nel nostro Paese, da quando ha accettato l’ingaggio per KTM Italia che poi si è trasformata in GIANT. Nella sua carriera sportiva ha vinto diversi campionati nazionali spagnoli, ha ottenuto eccellenti piazzamenti ai mondiali di cross country e ha corso anche alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Le medaglie d’oro brillano appese alle sue spalle nel piccolo negozio di Argegno dove Ivan accudisce le sue biciclette destinate ai turisti, facendo anche il meccanico. “La vedi quella? – dice riferendosi ad una gigantesca biammortizzata elettrica sgargiante – L’ha acquistata quattro mesi fa un facoltoso turista danese che possiede una villa di vacanza qui vicino. Mi ha promesso che verrà a ritirarla in questi giorni”. Intanto, pur non essendo ancora ufficialmente iniziata la stagione turistica, nel suo negozio è un continuo andirivieni di clienti e amici del posto, qualità che spesso corrispondono, che lo salutano, che ritirano le bici sapientemente aggiustate, che ne portano altre in assistenza.
Com’è nata la tua passione per la bicicletta che ti ha portato a diventare professionista?
Non ho precedenti in famiglia. Ho iniziato fin da piccolo ad andare in bicicletta semplicemente perché mi piaceva. La usavo per spostarmi e per qualche gita. Poi per scherzo, vedendo che andavo bene, qualcuno mi ha detto: perché non ti iscrivi ad una gara? E alla prima gara che feci arrivai primo. Successe la stessa cosa in altre gare finché non mi proposero di entrare in una squadra. Sinceramente studiare non mi piaceva e, se potevo, saltavo volentieri la scuola per allenarmi o partecipare a delle gare. Poi, insieme ai risultati, arrivarono anche le proposte economiche. Certo, la mountain bike è differente dalla bici da corsa: se non sei tra i primi cinque al mondo non diventi ricco. Però devo dire che ho guadagnato di più che a fare l’operaio e, sicuramente, divertendomi tanto. Però anche la vita da ciclista professionista non è propriamente una passeggiata, immagino che qualche rinuncia e sacrificio tu l’abbia dovuta fare. La vita da ciclista consiste semplicemente in due cose che devi fare a livello quasi maniacale: allenarti e dormire. Non ci sono sabati, domeniche e feste. Nessuna discoteca e tanta attenzione all’alimentazione. Però, ripeto, se hai passione, e io ne ho sempre avuta tantissima, è un lavoro che non ti pesa. Anzi, fai quello che ti piace e ti sembrerà di non lavorerai mai.
Ascoltando il tuo accento spagnolo viene spontanea una domanda: Ivan, che ci fa uno spagnolo ad Argegno a noleggiare bici e accompagnare turisti in mezzo alle montagne comasche a migliaia di chilometri dalla tua città di origine?
È stato il caffè del lunedì mattina a farmi innamorare di Argegno – risponde ridendo –. Quando ero ancora professionista in bici, abitavo già in Italia, a nord di Milano, e il lunedì mattina facevo un’uscita leggera per sciogliere le gambe dopo la gara della domenica. Arrivavo sempre ad Argegno dove facevo il giro di boa per tornare indietro, non prima di aver preso un buon caffè ammirando il meraviglioso panorama. Ogni volta mi chiedevo fra me e me, perché non abitare in questo paradiso? Fu così che un giorno decisi di realizzare il mio sogno trasferendomi qui.
Hai mai pensato di tornare a vivere in Spagna?
Sinceramente Madrid non mi piace. Non mi piacciono le grandi città. Qui è davvero uno dei posti più belli al mondo, dove arrivano turisti da ogni angolo della terra. E poi ormai in Spagna non mi conosce più nessuno, dovrei ricominciare tutto da zero.
Ad Argegno ti sei integrato bene?
Ormai sono considerato uno di loro. Mi conoscono tutti, mi apprezzano e con molti è nata anche una bella amicizia. Argegno, oltre ad essere bellissima, è situata in un punto logisticamente perfetto. In un attimo si arriva a Malpensa, mentre in bici si può salire subito su queste meravigliose montagne, senza dover affrontare lunghi trasferimenti in mezzo al traffico.
Come ti è venuta l’idea di aprire un noleggio di e-bike?
Nel 2016 la mia carriera ciclistica si interruppe per un incidente. Ero in ritardo per la preparazione della nuova stagione agonistica e quindi stavo valutando, dopo quasi 20 anni di professionismo, cosa fare del mio futuro. Mentre riflettevo, cercavo un negozio dove noleggiare una e-bike per la mia compagna per fare una pedalata insieme, ma mi resi conto che non esisteva un servizio di questo tipo. Fu così che decisi di offrire, in prima persona, questo servizio, aprendo il mio Gutibikerent.
Funziona?
La sai una cosa? – dice ridendo, ma senza scherzare – Pensavo di fare fatica quando correvo in bici, ma mi sono reso conto che ne faccio molta di più ora. La stagione turistica, grazie al tempo mite anche in inverno, si è dilatata tantissimo e ormai lavoro a pieno ritmo dieci mesi all’anno per quindici ore al giorno. Non c’è sabato, domenica, Pasqua o altra festa comandata. C’è un afflusso turistico importante: credo che non esista un posto così densamente frequentato con provenienze da tutto il mondo come il lago di Como. I turisti stranieri che vengono qui hanno voglia di visitare, di fare attività fisica, di scoprire gli angoli più nascosti. Ecco perché li accompagno io. Ormai conosco ogni sentiero di questa zona.
Ci racconti un aneddoto?
Ero alla fine della stagione turistica. Stanchissimo. Mi arriva una richiesta da Villa Passalacqua per due turisti americani che volevano fare un giro. Come dicevo, non riesco mai a dire di no. Li accolgo, li accompagno in bici a visitare Brienno, il suo dedalo di viettine e cunicoli, i suoi segreti. Poi andiamo in Val d’Intelvi e stiamo in giro fino a sera. Ero distrutto, ma quando mi è arrivata la loro lunghissima mail di ringraziamento nella quale scrivevano che avevo reso indimenticabile il festeggiamento dei loro 20 anni di matrimonio, mi sono sentito ripagato di tutta questa fatica.
Cosa ti rende particolarmente orgoglioso?
Sicuramente l’essere riuscito ad aprire un’attività tutta mia in un Paese straniero. Le due cose messe insieme non sono così scontate.
C’è qualcuno che consideri un maestro o un punto di riferimento?
Per me è stato Héctor Guerra, un ciclista e triatleta spagnolo professionista poco più grande di me. È stato fondamentale. Lo considero come uno psicologo, oltre che un amico, che mi ha dato un supporto importante nei momenti più difficili. Ha dispensato consigli che hanno avuto utilità nello sport ma anche nella vita.
Anche un atleta professionista attraversa momenti difficili?
Certo che sì. Pensa solo che in ogni gara ogni atleta attraversa un momento in cui, se non è nella giornata perfetta e ne capitano poche, vorrebbe fermarsi. è tutta una questione di testa. Ma se si riesce a superare quel momento difficile, capita anche di vincere la gara. Dobbiamo tenere a mente che il nostro limite siamo noi stessi e di conseguenza dobbiamo allenarci mentalmente per riuscire a superare quel momento psicologico che spesso si attraversa, in una gara di mountain bike, dopo circa un’ora e mezza che si va a tutta. Ma questo credo che valga in tutti gli sport. E il parallelo con la vita quotidiana anche al di fuori dello sport viene semplice.
Qual è stata la maggior difficoltà che hai incontrato all’inizio della tua attività in Italia?
Sicuramente la lingua. Chiunque sia andato in un Paese straniero, ovviamente non come turista, sa quanto sia difficile riuscire a comprendere e a farsi comprendere, all’inizio, per svolgere un’attività professionale.
Un aspetto negativo del lavorare in Italia?
È inutile che te lo dica. Tanto lo sai già: la tassazione e la burocrazia. Però ormai l’Unione Europea sta uniformando tutto, per cui anche se manco dalla Spagna da più di 15 anni non credo che lì sia molto diverso.
Hai novità in arrivo?
Un primo progetto, ormai pronto, è quello di affiancare alle bici il noleggio di moto. Ad aprile arriveranno le Vespe e il reparto sarà gestito dal mio socio Filippo Ferrero che voglio ringraziare per aver reso possibile questo sogno. Con l’estate, sempre grazie a lui, tornerà anche il noleggio delle tavole da sup (le stand up paddle, ndr) per girare sul lago.
Perché hai scelto proprio la Vespa?
Ma perché è uno dei simboli italiani per eccellenza. Gli stranieri impazziscono per questa moto. E sul lago è l’ideale. Io sono un hondista, ma la Vespa è bellissima!
E qualcosa che vedi nel futuro?
Mi piacerebbe offrire anche la possibilità di accompagnare i turisti in giri subacquei alla scoperta dei segreti del lago. Ovviamente non potrei essere più solo come sono ora, ma ho già in mente un socio per questo servizio.
Un consiglio che ti senti di offrire ai giovani?
Inseguite i sogni. Non dovete fermarvi davanti a niente. Se ci credete potete farlo. Tutto si può fare. Ma bisogna guadagnarlo facendo fatica.
A cura di Stefano Rudilosso