I CENT’ANNI DELLA VALSECCHI

Ci sono viaggi che riportano indietro nel tempo. Anche di cento anni. Viaggi che vanno diretti alle nostre radici facendoci riassaporare quel gusto di cose semplici che portano lontano dalla frenesia cittadina, dall’apparenza dei social network, dall’effimero. Viaggi che riportano ai valori veri. Bastano quarantacinque minuti d’auto, poco meno di quanto ce ne mette un ciclista allenato, lungo la strada tortuosa, stretta, che impone di andare piano, ma anche panoramica, della sponda orientale del ramo del lago di Como. Quella che dal capoluogo lariano conduce alla celebre Bellagio. È la sponda meno glamour, più selvaggia, meno battuta, quasi incontaminata, anche se negli ultimi tempi gode dell’interesse di importanti imprenditori alberghieri e di famosi influencer come la coppia Ferragni – Fedez, che ha recentemente acquistato una villa da sogno a Pognana Lario. Eppure, incastonato tra le montagne che scendono a picco nelle profonde acque del lago, c’è Lezzeno, il comune più lungo, ben sette chilometri lineari, tra quelli che si affacciano sulle coste dell’intero Lario. E a Lescen, così il nome in dialetto laghee orgogliosamente pronunciato dai suoi abitanti, ha sede, in una delle 17 frazioni che compongono questo paese di 2.000 anime, la Valsecchi, che lo scorso febbraio ha festeggiato i 100 anni dalla fondazione.

Una piccola realtà attiva, appunto, da un secolo nella lavorazione del fil di ferro con il quale, partendo dalla gabbietta dei tappi di spumante che intere generazioni hanno svitato con euforia un secondo prima di stappare per festeggiare qualsiasi cosa, è arrivata a realizzare espositori pubblicitari di ogni genere sia per la grande distribuzione che per i piccoli dettaglianti. Un amore, quello della lavorazione per il fil di ferro, che la Valsecchi ha saputo trasmettere non solo ai suoi numerosi collaboratori che in cento anni si sono affezionati all’azienda tanto da restarci per tutto l’arco della loro vita lavorativa, ma anche a molti altri lezzenesi doc che hanno imparato l’arte e hanno creato piccole attività artigianali che spesso collaboravano con l’azienda arrivando a costituire un vero e proprio distretto del fil di ferro. “Sa cosa mi ha detto lo storico medico del nostro paese, ormai in pensione, durante i festeggiamenti alla bocciofila? – mi chiede, non riuscendo a nascondere la commozione, Mauro Dal Pozzo, nipote del fondatore e attuale Ceo dell’azienda – Che a Lezzeno si sentiva un’aria di rispetto verso questa festa della Valsecchi mai provata in altre feste o occasioni e che aspettavano tutti questa serata, a dimostrazione dell’affetto di un paese intero che in questi cento anni ha lavorato, vissuto e amato la nostra impresa”. Non è difficile credere a quest’uomo che, quasi con ritrosia, ci racconta la storia della sua Valsecchi. Per sua stessa ammissione al mattino molto presto apre l’azienda, poi va nel forno a verniciare, sale di due piani e va in ufficio a studiare nuovi prodotti, trattare con i clienti, sentire i fornitori, seguire tutte le pratiche burocratico-amministrative, organizzare le consegne delle merci e i ritiri dai fornitori, e finalmente, a fine giornata, fa il giro finale per spegnere le luci e chiudere, mentre dalle finestre arrivano gli ultimi bagliori delle onde di acque tranquille in un surreale silenzio. Lescèn de la mala fortuna; d’està senza il so, d’invernu senza la luna, recita un proverbio tramandato da generazioni di abitanti, perché in effetti d’inverno il sole lo vedono – e nemmeno tutti – solo venti minuti al giorno, mentre d’estate pare che la luna sia sempre coperta dalle montagne che fanno da solenne quinta a questa piccola perla del lago. Eppure, alla Valsecchi, Lezzeno ha portato tanta fortuna. “Sicuramente Lezzeno ci ha dato tanti preziosi collaboratori in questi 100 anni che, pensi – afferma orgogliosamente Mauro Dal Pozzo – anche quando ha aperto la Banca di Credito Cooperativo proprio del nostro paese, nessuno dei nostri lavoratori ci ha lasciato a favore dell’impiego in banca. Preferivano aver a che fare con il ferro, con i forni, con i torni e le taglierine. Perché la Valsecchi, per tutti, è sempre stata una famiglia. Anche quando, negli anni migliori, siamo arrivati a superare i trenta addetti”. A proposito di banca, una cosa il Ceo ci tiene a precisarla: “Se siamo arrivati a 100 anni è grazie anche alla BCC di Lezzeno, tra i cui fondatori c’era anche mio nonno, e al suo direttore. Lo scriva per favore”. Se non è riconoscenza questa.

Mentre racconta, Mauro Dal Pozzo, sfoglia il libro dei ricordi. Non solo metaforicamente. Davanti a sé tiene un libricino: “I cent’anni della Valsecchi – storie e racconti bisbigliati tra le onde del lago”, scritto dal fratello Fabrizio con l’obiettivo, citiamo, “di tramandare una piccola parte della vita interessante, commovente ed intrigante di questa fabbrica, degli avvenimenti più salienti e dei passaggi fondamentali che, nonostante alti e bassi, le hanno permesso di raggiungere il traguardo storico dei cento anni di attività”. Un libricino prezioso che per scelta dell’autore, si legge nell’ultima pagina, “è stato realizzato in poche copie, non ha editore, non è inserito in cataloghi e non è ordinabile né in internet né in altri canali come librerie”. Non solo: “alla fine della stampa i file sono stati eliminati”.

Carattere schivo quello dei laghee, ma una volta conquistato ti danno il cuore. Come quello che Mauro Dal Pozzo, insieme ai suoi fratelli Fabrizio e Pierfilippo – “il fratello maggiore, la colonna portante, mancato nel 2005”, ricorda l’attuale Ceo – hanno messo in questa azienda presa dalle mani della mamma Martina e del padre Sebastiano. Fu quest’ultimo ad avere il lampo di genio di passare dalle gabbiette per spumante e dai primi oggetti metallici per uso casalingo con i quali aveva aperto l’azienda 100 anni fa il nonno materno di Mauro, Filippo Valsecchi, a produrre espositori pubblicitari per la vendita al dettaglio: Valsecchi fu la prima azienda a realizzare i supporti metallici per le lacche. E uno dei primi e più importanti clienti fu la famosa L’Oréal. A questa, negli anni, grazie al passaparola, all’abilità di adeguarsi alle più diverse necessità e alla capacità di lavorare su piccole quantità, si aggiunsero man mano così tanti clienti da riempire due pagine intere del libro per elencarli. In quelle due pagine si trova di tutto: da Perugina a Bibo, da Giochi Preziosi a Gilette, passando per Walt Disney, Lego, Kraft, Coca – Cola, Re.Max, Mars, Mondadori, e centinaia di altri nomi di imprese italiane e straniere che hanno fatto e continuano a fare la storia economica e sociale. E, come l’autore precisa nel libro, molti nomi, soprattutto quelli più recenti, non possono essere scritti per questioni di riservatezza.

Insomma, Lezzeno o, meglio, Lescen, era ed è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo grazie alla Valsecchi, tanto che uno degli espositori, quello delle caramelle, fu addirittura selezionato per essere esposto al MoMa di New York. Chiaramente, per rispondere a questa miriade di clienti, seppur con piccoli ordini, era necessario evolvere l’azienda: fondamentale fu l’acquisto di un nuovo forno nel quale verniciare un maggior numero di pezzi anche di dimensioni importanti. Negli anni i fratelli Dal Pozzo abbracciarono anche il tema della sostenibilità: non solo mantenendo una fede assoluta nell’utilizzo di ferro per produrre i propri espositori senza mai cedere alle lusinghe della plastica considerata meno sostenibile, ma dotandosi anche di un proprio depuratore per salvaguardare le acque di un lago che rende unica, per posizione e bellezza, questa iconica sede costruita a cavallo delle due guerre completamente in pietra di Moltrasio.

Ma le innovazioni, negli anni, non hanno riguardato solo gli aspetti tecnici. Mauro Dal Pozzo, infatti, ha sempre avuto una forte propensione alla comunicazione e se la Valsecchi fu una delle prime aziende ad avvalersi del telefax per inviare ai clienti schizzi e foto, risparmiando costose trasferte, con l’avvento del world wide web “Mauro e Fabrizio – citiamo dal libro – parteciparono al primo stage organizzato sul tema dall’Unione degli Industriali di Como” e nacque il primo sito internet della Valsecchi. E oggi Mauro è attivissimo su Linkedin, del quale sfrutta le grandi potenzialità per conoscere nuovi clienti. Una cosa che non è mai cambiata, salvo per il periodo recente nel quale collaborò in azienda il figlio di Mauro che ora ha scelto un’altra strada, è la realizzazione dei rendering di nuovi prodotti: ancora schizzi a mano di Mauro che, se piacciono al cliente, e parliamo di clienti internazionali del livello di quelli citati, vengono direttamente realizzati nel prototipo in ferro. Niente CAD, 3D, o altre tecnologie: “Ai clienti – afferma sorridendo Mauro – i miei disegni piacciono. E poi preferiscono avere un prototipo già in ferro, così lo provano, lo sperimentano. E se va bene, partiamo con la produzione”.

Tra le righe, poco fa, lo abbiamo accennato: Mauro non è più un ragazzino e suo figlio ha scelto, per amore, un’altra strada, per cui il futuro non è ancora scritto. Eppure, Mauro, con quel suo sorriso contagioso, con quell’amore per il suo lavoro e per la sua Lezzeno, da cui non si stacca mai nemmeno la domenica, quando si rilassa nella sua piccola serra di piante con vista lago, è ottimista e ci congeda con un bel “mai dire mai”. Chissà cos’avrà voluto intendere?

A cura di Stefano Rudilosso