“Io non cerco personale, cerco persone”. Una frase apparentemente semplice, sottesa alla quale però c’è una visione rivoluzionaria, un mondo completamente diverso rispetto a quello a cui, ormai, siamo assuefatti. Una frase che dimostra come una diversa declinazione, da sostantivo collettivo a singolo, che sottolinea il valore dell’individuo, in quanto tale degno di considerazione, possa cambiare il destino di una persona e di un’intera organizzazione. Sì, perché questa frase è rimasta scolpita nella mente del giovane candidato al punto da convincerlo ad accettare il lavoro in Kéramo e a condividere con tutti, diventandone quasi inconsapevole testimonial, l’emozione di chi ha subito compreso che, nell’impresa di Tavernerio, alle porte di Como, non sarebbe stato un numero. Ma una persona.
A pronunciarla, durante il colloquio di lavoro, è stata Alessia Interdonato, da cinque anni al vertice dell’azienda punto di riferimento nel settore della ceramica industriale. Un’impresa sui generis per un territorio abituato ad essere conosciuto per tessile, arredo e metalmeccanico, fondata esattamente mezzo secolo fa dal padre, Giovanni Interdonato, scomparso da cinque anni. Un’esperienza nel settore ceramico, una ricerca di mercato e soprattutto l’intuizione che sarebbe stato un settore sempre più fondamentale per un numero enorme di applicazioni in ambito industriale e non solo, spingono, nel 1972, Giovanni Interdonato a costruire, insieme ad altri tre soci ai quali, nel tempo, avrebbe rilevato le quote, la sua impresa alle pendici delle Prealpi, ai limiti di un rigoglioso bosco.
La sua vision era chiara: “L’elemento che sin dall’inizio contraddistingue la filosofia produttiva di questa azienda – amava ripetere il fondatore di Kéramo – è il forte orientamento verso lo sviluppo di prodotti e componenti ceramici innovativi e di alto contenuto tecnologico, utilizzati in applicazioni avanzate e produzioni di piccola e media serie”. Una visione che porta l’azienda a diventare, negli anni, il punto di riferimento delle realtà del settore meccanico, elettronico ed elettrico, per poi abbracciare anche il tessile, il medicale e molti altri. Una visione che la figlia Alessia ha fatto propria, quando la scomparsa del padre l’ha convinta a tornare in azienda, da cui era uscita qualche anno prima, affinché l’impresa non se ne andasse con il suo fondatore e ventisette famiglie non si trovassero senza lavoro.
Ha dovuto lavorare tanto Alessia, forse il doppio, per meritare la fiducia di clienti e collaboratori, per dimostrare che la credibilità del padre e del suo marchio potesse essere riposta anche in lei. Operazione pienamente riuscita, perché, nonostante le inevitabili difficoltà e le prove quotidiane che hanno temprato la Ceo, l’azienda è pienamente in salute. “L’80% dei nostri prodotti – ci spiega Alessia Interdonato – ha un utilizzo industriale, anche se, essendo stati i primi in Italia a produrre ossido di zirconio, ci siamo cimentati da subito anche nel settore odontoiatrico”.
Ma non è solo l’ampia diversificazione, che pur è un’importante strategia di antifragilità, ad aver contribuito al successo di Kéramo. “In effetti – riflette la Ceo dell’azienda – il nostro principale punto di forza è la capacità di offrire al cliente prodotti tailor made. Il valore aggiunto del nostro lavoro, infatti, si rivela nel rapporto diretto con il cliente per il quale studiamo soluzioni su misura delle specifiche esigenze. Sono pochi – sottolinea – i prodotti realizzati in serie, mentre numerosi sono i componenti fabbricati su particolari richieste e disegni”. Ecco perché oggi non si contano i prodotti in cui, spesso invisibili, si trovano i componenti di Kéramo studiati con il committente. Averne un elenco è cosa impossibile, perché saranno mille o forse molti di più. Si va dalle macchine fotografiche reflex ai ferri da stiro, dai freni delle auto ai gioielli, dalle magliette tecniche di ultimissima generazione agli ambiti attinenti al nucleare, fino alle macchine per il taglio delle cartine delle sigarette. D’altronde la ceramica tecnica rappresenta uno dei materiali più innovativi dell’ultimo secolo: grazie alle proprietà esclusive dei materiali, è considerata una fonte irrinunciabile in numerosi mercati e settori tanto da renderla indispensabile per garantire prestazioni, sicurezza ed affidabilità in ogni ambito di applicazione.
Resistente all’usura, al calore e alla corrosione, la ceramica avanzata garantisce performance che nessun altro componente è in grado di raggiungere. La sua completa atossicità, l’elevata durezza e l’alto valore estetico della sua espressione artistica l’hanno resa valida alternativa ai metalli preziosi nella produzione di gioielli, accessori da scrittura, prodotti di design, e utensili ad uso alimentare. Poiché i materiali ceramici permettono un buon controllo dei processi, riducendo le emissioni e garantendo un uso efficace delle risorse, la ceramica tecnica è altresì utilizzata per garantire una maggiore efficienza degli impianti nell’ambito dell’approvvigionamento energetico e delle tecnologie ambientali, conferendole il titolo di migliore alleata della sostenibilità. “Kéramo – evidenzia Alessia Interdonato – ne ha sempre condiviso le potenzialità, approcciandosi alla ceramica tecnica con curiosità e spirito di innovazione. Rivolgendo lo sguardo al futuro, ha spesso anticipato i tempi permettendo lo sviluppo di nuovi prodotti e ampliando il ventaglio delle possibilità di applicazione, consapevole che i componenti realizzati con i materiali ceramici rappresentano sempre più spesso l’unica soluzione per le sfide tecniche che non possono essere affrontate con i materiali tradizionali”.
Tornando alle persone, basta fare un giro nell’azienda di Tavernerio per notare un dato interessante: è un’impresa dal bassissimo turn over e, soprattutto, a forte maggioranza femminile. “In produzione la precisione è fondamentale – sottolinea Alessia Interdonato – perché non possiamo permetterci di consegnare prodotti difettosi o di avere un numero di scarti elevati. I settori che serviamo sono alla ricerca della maggior attenzione possibile al minimo dettaglio e, in questo, le donne sono imbattibili. Sicuramente siamo anche orgogliosi del fatto che tutte le nostre collaboratrici e, ovviamente, collaboratori, siano molto legati all’azienda. Sa – prosegue la Ceo – abbiamo voluto un’organizzazione nell’ambito della produzione nella quale tutti sappiano fare tutto. Questo significa poter assorbire picchi di lavoro in certi ambiti o eventuali assenze, in una logica di solidarietà lavorativa”.
Nel suo racconto, Alessia Interdonato alterna una pratica visione imprenditoriale a ricordi capaci di emozionarla ancora. Come quello della finale di Coppa dei Campioni del 1989: “Il Milan doveva scendere in campo a Barcellona, nel famoso Camp Nou, e la nostra famiglia era riunita a tavola davanti alla tv aspettando con il fiato sospeso non tanto il fischio d’inizio, ma che si accendessero i lampioni dello stadio. Papà, infatti, aveva fornito i porta lampade alogene, ovviamente composti di materiale ceramico, dell’impianto di illuminazione e attendevamo con ansia di verificare il loro funzionamento. Quando si accesero brindammo come se la Coppa dei Campioni l’avessimo vinta noi. Avevo 9 anni ed è uno dei primi ricordi lavorativi, ma ancora sento l’emozione”. Un successo, e prima ancora una sfida, che ha segnato Alessia Interdonato al punto da affermare che la filosofia sottesa alla sua azienda è la propensione ad accettare sempre tutte le sfide che ha di fronte. E, aggiungiamo noi, a vincerle.
A cura di Stefano Rudilosso