INTERVISTA A CLAUDIO FELTRIN

Eletto, lo scorso novembre, Presidente della più importante Federazione del settore legno–arredo che rappresenta 73mila aziende e 311mila addetti, con un fatturato globale che, nel 2019, ha raggiunto i 42,5 miliardi di euro, Claudio Feltrin, arriva da un’esperienza associativa, oltre che imprenditoriale, importante. Dal 2014, infatti, fa parte del Consiglio direttivo di Assarredo, associazione della quale è diventato Presidente nel 2017. È membro del Consiglio di amministrazione di Federlegno Arredo Eventi SpA e ora, per il quadriennio 2020-2024, è stato voluto dall’Assemblea Generale al vertice di FederlegnoArredo.

Imprenditore di seconda generazione, Feltrin è Presidente e Amministratore Delegato di Arper Spa, azienda di design trevigiana che crea sedute, tavoli e complementi di arredo per la collettività, il lavoro e la casa.

Presidente, qual è il motivo che l’ha spinta a candidarsi alla guida di FederlegnoArredo?

Alla base di questa scelta c’è una filosofia molto semplice ma anche molto solida. Sono convinto che se hai l’opportunità di metterti in gioco e non lo fai, dopo non sarebbe onesto criticare chi svolge quel ruolo. Guardando indietro per un attimo, devo dire che è stato un percorso breve e lungo allo stesso tempo. Ho iniziato la mia esperienza associativa come Consigliere di Unindustria Treviso, realtà ben radicata nel territorio, per poi accettare la Vice Presidenza con la delega alla Cultura d’Impresa e al Riposizionamento competitivo. Mi piaceva questo argomento perché credo molto nell’importanza di lavorare sul territorio per rafforzare immagine e centralità dell’impresa, ma appartenendo al settore del legno–arredo mi domandavo anche quale potesse essere il ruolo della nostra federazione verticale che, naturalmente, è diversa rispetto ad un’associazione territoriale. Ho iniziato così un percorso di conoscenza e comprensione delle potenzialità, non sempre completamente espresse, della Federazione entrando prima in Assarredo come Consigliere e poi come Presidente. Questa esperienza mi ha aiutato a comprendere l’importanza di un luogo di confronto con altri colleghi dello stesso settore e l’opportunità che la Federazione offre per incidere davvero nella vita delle imprese, per cercare di migliorarla, nella politica industriale del nostro Paese, per dare un indirizzo che supporti realmente il nostro mondo e, in definitiva, il contesto sociale attuale e futuro.

Parliamo del suo programma?

Abbiamo formato una bella squadra, il nostro Consiglio di Presidenza composto dai Vice Presidenti, molti dei quali, a loro volta, sono Presidenti di un’Associazione di settore, che ha condiviso la necessità di mettere al primo punto del programma la sostenibilità. La nostra ambizione è quella di realizzare un Manifesto della sostenibilità, ma soprattutto un vademecum, una sorta di disciplinare condiviso, che consenta alle imprese che lo rispettino di potersi dichiarare aziende sostenibili. Ma non ci fermeremo alle linee guida. Abbiamo in previsione la creazione di veri e propri servizi attraverso i quali accompagneremo le imprese che vorranno diventare sostenibili alle certificazioni, che nel settore legno–arredo sono sempre più importanti, guidandole nell’ambito dei finanziamenti e delle norme più tecniche. Insomma, puntiamo molto ad offrire servizi concreti. Le faccio un esempio: il numero verde a disposizione degli imprenditori per capire se ci siano finanziamenti o bandi a disposizione ha riscosso molto successo e vogliamo continuare con questa operatività anche su altri temi importanti come la Brexit, le dogane e molto altro.

Visto che siamo in tema, Presidente, cos’è per lei la sostenibilità?

Significa riuscire a consumare meno per dare a tutti la possibilità di consumare in modo corretto. Abbiamo il dovere di creare un equilibrio tra le popolazioni del nostro pianeta, ma non con le guerre come si faceva una volta. Il compito più importante che ci spetta, parlo ovviamente in generale, è quello di redistribuire in modo più equo la ricchezza ed uscire da un modello dispendioso basato sul consumismo ormai fine a se stesso e riprendere un concetto caro ai nostri avi che è quello della durabilità. In questo senso loro erano molto più sostenibili di noi.

Il suo primo atto a novembre, in occasione del suo insediamento, è stato prendere carta e penna per scrivere all’allora Presidente del Consiglio Conte. Al momento in cui stiamo facendo questa intervista è appena nato il nuovo Governo. Ha già scritto anche a Draghi?

Proprio in questi giorni stiamo formulando una lettera che a breve invieremo al nuovo Presidente del Consiglio (è in fase di stesura al momento dell’intervista realizzata a febbraio, ndr). Faremo, ovviamente, presente i problemi del settore e di tutto l’indotto, penso agli operatori fieristici che non lavorano da un anno. Ma il concetto principale sarà molto semplice: se il Governo lascia aperta tutta la filiera, intendo fino al negozio dove acquistare i nostri prodotti, non dovrà impegnare risorse per sostenerci. Si può, e lo abbiamo dimostrato, lavorare in totale sicurezza. Non ho problemi ad affermare che le imprese sono uno dei luoghi più controllati e sicuri, le nostre, in particolare, hanno grandissime metrature che vedono un rapporto tra addetti e spazi bassissimo, e lo stesso può valere per i negozi e gli showroom. In particolare per questi ultimi si possono prevedere anche misure ulteriori: ricevimento solo su appuntamento, numero massimo di persone in base agli spazi disponibili, sanificazione, utilizzo di tutti i dispositivi di protezione individuale, ma è importante non chiudere nemmeno un anello della catena, nemmeno l’ultimo.

Parliamo di orientamento e formazione. La tendenza di questi ultimi anni, tra i giovani, è quella di privilegiare una formazione liceale, eppure ci sono opportunità lavorative nell’industria manifatturiera che spesso non riescono ad essere soddisfatte per la mancanza di figure specializzate. È così anche nel legno–arredo? Cosa bisognerebbe fare a suo avviso per avvicinare i ragazzi a questi percorsi?

Bisogna lavorare sul rafforzamento della cultura d’impresa e pensare a medio e lungo termine, pur non tralasciando il day by day che, ovviamente, essendo incalzante risulta quasi più semplice da affrontare. E, naturalmente, pensando al medio e lungo termine non possiamo che riferirci ai giovani. Nel nostro ambito ci siamo posti il problema di come attrarli e stiamo agendo su due fronti. Da un lato vogliamo creare un network della filiera del capitale umano, sfruttando il Polo di Lentate come capofila di una rete di istituti a supporto della formazione classica. Dall’altro lato stiamo creando nuove figure che sono sempre più necessarie alle imprese in quest’epoca, come quella del brand ambassador. Le imprese hanno bisogno di figure preparate e motivate che siano in grado di raccontare il prodotto. Si tratta di corsi che prevedono un’alternanza tra lezioni in istituto e momenti esperienziali in azienda e le garantisco che offrono immediate opportunità lavorative.

Lo scorso anno è dovuto saltare per forza di cose, mentre quest’anno sembra che la 60esima edizione del Salone del Mobile ci sarà ed è stata precauzionalmente prevista per il 5 settembre 2021. Nell’attesa di un evento tanto importante per il settore, le tecnologie digitali sono riuscite a sopperire alla mancanza di contatto fisico?

Pur considerando i problemi cui ho accennato prima e che sottoporremo al Governo, da imprenditore mantengo il mio ottimismo e resto convinto che la spinta che la pandemia ha dato al digitale rappresenti una grande opportunità. Se, ovviamente, il Salone fisico rappresenta l’evento che da quando esiste sancisce il successo per le nostre imprese e, tuttora, è fondamentale, dobbiamo riconoscere che le tecnologie che abbiamo imparato tutti ad utilizzare e che ora ci sembrano quasi scontate possono rivoluzionare il nostro settore, consentendoci di organizzare un Salone che duri 365 giorni all’anno. Ad aprile, infatti, presenteremo un nuovo portale interattivo che offrirà alle imprese la possibilità di mantenere vivo l’interesse nei confronti dei propri clienti, dei buyer e di quelli potenziali, nonché di approfondire aspetti che nei pochi giorni di durata del Salone fisico risulta difficile poter affrontare con gli interlocutori. Questa è una rivoluzione che consentirà di giocare la propria partita anche alle piccole imprese che troveranno reali vantaggi nel digitale e in un Salone sempre aperto.

Presidente, alla fine di questa intervista vogliamo riservare un pensiero ai giovani?

Con piacere e mi piace riprendere la perfetta sintesi che ha fatto il Presidente incaricato Draghi: “vogliamo lasciare ai giovani un buon pianeta, non solo una buona moneta”. Vede, la mia generazione è stata forse la più fortunata, perché siamo arrivati alla fine di una guerra, nati nel momento del boom economico e penso che non ci sia mai stata una generazione che abbia vissuto una situazione così fortunata, ripeto volutamente questo termine. Probabilmente, anzi sicuramente, abbiamo consumato anche un po’ del futuro dei nostri figli. Quindi oggi siamo obbligati a restituire, ma penso che abbiamo intuito la strada giusta, forse anche un po’ sollecitati nel 2019 da Greta Thunberg, ma credo che la grande virata verso la sostenibilità sia la corretta risposta. Naturalmente, motore di questo cambiamento devono essere anche gli stessi giovani e ho fiducia in loro che sapranno esserlo.

 

A cura di Stefano Rudilosso

 

(foto in alto: Courtesy Salone del mobile, Milano – Ph. Alessandro Russotti)