PANDEMIA E VACCINI ANTI-SARS-CoV2

A poco più di un anno dalla scoperta in Italia del primo malato di Coronavirus, sentiamo la necessità di chiarezza, non per mancanza di informazioni ma, al contrario, per eccesso di notizie, spesso contrastanti, allarmanti, persino fuorvianti. Per questo abbiamo chiesto ad un autorevole esperto, il Dott. Flavio Lietti, presidente di LB Research e già componente del Consiglio Generale di Confindustria Como, di aiutarci a comprendere qual è la reale situazione attuale, pur nella consapevolezza di continue mutazioni, rispetto a pandemia e vaccini. LB Research, fondata da Lietti nel 2007 insieme a Nicoletta Belotto, responsabile delle Clinical Operations, e a Flavia Baruzzi, direttore scientifico, ha sede a Cantù ed è attiva nel settore della ricerca clinica, che assume il nome di Contract Research Organization, e rappresenta il supporto fondamentale delle più importanti multinazionali farmaceutiche del mondo in tutte le fasi di sviluppo clinico dei nuovi farmaci.

A cura di Flavio Lietti, Presidente di LB Research

Il virus SARS-CoV2, contro il quale stiamo combattendo da più di un anno, fu identificato per la prima volta in Cina a Wuhan nel 2019 e si osservò che il ceppo virale era sconosciuto e mai identificato, prima di allora, nell’uomo. Esso ha forma simile ad una corona, da cui deriva il nome “Coronavirus”. I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie molto più gravi come la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS) e la Sindrome Respiratoria Acuta (SARS). Il SARS-CoV2 inizialmente fu chiamato “nCoV19”, ma dal momento in cui venne sequenziato il genoma (Cina e Istituto Spallanzani di Roma) e se ne conobbe la struttura proteica, si osservò che era simile per l’80% al coronavirus della SARS, quindi, il Comitato Internazionale per la tassonomia dei virus lo classificò come “SARS-CoV2” e la malattia che esso causa, o può causare, venne denominata CoVid19 che sta per “Coronavirus Disease”. Alcuni virus inizialmente circolano solo nel mondo animale, successivamente, mediante un fenomeno biologico definito “Spill over” o “Salto di specie”, passano dall’animale all’uomo.

In Italia, SARS-CoV2 comparve a metà febbraio del 2020, ma nessuno poteva immaginare quali conseguenze avrebbe avuto sull’intera popolazione e sul nostro sistema sanitario, tant’è che alcuni autorevoli scienziati dichiararono che non avrebbe avuto nessun impatto sulla nostra salute, perché si riteneva fosse caratterizzato da un alto potere di contagio ma da una patogenicità solo un po’ più aggressiva di quella di una normale influenza stagionale… ma così non fu. Era impensabile che nel 3° millennio un microrganismo, all’apparenza insignificante ed invisibile, se non al microscopio elettronico, avrebbe causato circa 115 milioni di contagi e 2.6 milioni di morti nel mondo, di cui 100.000 solo in Italia. Il nostro Governo dichiarò, i primi giorni di febbraio 2020, che non avremmo avuto problemi particolari perché l’Italia era prontissima ad affrontare una epidemia di questo tipo ma, successivamente, ci siamo trovati completamente impreparati, senza mascherine, senza guanti, senza disinfettanti, ma con un problema ancora più grande: la mancanza di un piano pandemico, anzi il piano pandemico lo avevamo, ma era quello del 2006, non aggiornato e su cui è stata apposta una data del 2017. Si spera che le indagini facciano il loro corso ed i colpevoli vengano condannati.

Negli altri Paesi la situazione non fu certo migliore della nostra, infatti negli Stati Uniti l’allora Presidente Trump ignorò tutti i consigli di Anthony Fauci, uno dei più famosi virologi del mondo, ed arrivò anche a pubblicizzare trattamenti con terapie assurde ed inefficaci; addirittura arrivò a raccomandare iniezioni endovenose di candeggina. Dall’inizio della pandemia ad oggi negli USA i decessi sono stati circa 550.000. Anche nel Regno Unito alcune folli decisioni portarono ad una diffusione di massa del virus, con la speranza che si raggiungesse la tanto agognata “Immunità di gregge”. Purtroppo, però, l’immunità non si raggiunse, ma in compenso il tasso di mortalità toccò livelli altissimi. Il Regno Unito ha avuto fino ad oggi 130.000,00 decessi.

Flavia Baruzzi, Flavio Lietti e Nicoletta Belotto

Tornando al nostro Paese, non si può certo negare che la gestione della pandemia, da febbraio/marzo 2020 ai giorni nostri, sia stata pessima, soprattutto in termini di comunicazione, sia a livello politico che tecnico-scientifico. Siamo stati, e siamo, inondati da continui bollettini di guerra che hanno provocato in moltissime persone ansie, paure e terrore. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato, perché se avessero identificato uno o due esperti italiani di livello internazionale che, una o due volte la settimana, senza catastrofismi, avessero informato il Paese della reale situazione, probabilmente sarebbe stato meglio per tutti. Un altro aspetto che mi ha suscitato molto stupore è che gli scienziati di livello internazionale in televisione non sono mai andati, o sono andati pochissime volte, e mi riferisco ad eccellenti e straordinarie personalità italiane come Alberto Mantovani di Humanitas, lo scienziato italiano più citato al mondo, Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri e Rino Rappuoli di GSK Vaccines e tanti altri che mi risulta non facciano parte di alcun Comitato Tecnico Scientifico.

Prima di descrivere le caratteristiche di tutti i vaccini in commercio, vorrei fare una considerazione su una problematica seria, che da tempo sembra condizionare le vaccinazioni. Mi riferisco ai ritardi nella consegna dei vaccini da parte delle multinazionali. Qualche rappresentante delle Istituzioni ha minacciato querele e penali contro i colossi del farmaceutico ma sembrerebbe che sui contratti non sia riportata una data di scadenza per le consegne ma una frase del tipo “Faremo il massimo sforzo per produrre e consegnare i vaccini entro…” che in parole povere significa “Se non riusciamo ci dispiace”. Comunque mi sembra che queste polemiche sui ritardi non portino a nulla. Non voglio difendere le Società Farmaceutiche, ma nessuno considera che questa pandemia ha spinto il mondo scientifico e le multinazionali del farmaco ad una collaborazione mai vista prima per ottenere un vaccino sicuro, efficace e disponibile per tutto il mondo.

Veniamo ai vaccini: tutti i vaccini in commercio, seppur con tecnologie diverse, inducono l’organismo a produrre autonomamente la risposta immunitaria alla proteina Spike, la quale si lega al recettore dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2, che è un ormone che controlla la pressione del sangue ed è presente in tutte le cellule del fegato, del cuore, dei reni e dell’intestino, principali bersagli dell’infezione virale; in poche parole la proteina Spike è la chiave che il virus utilizza per entrare nelle cellule, riprodursi ed infettare.

I primi vaccini ad essere autorizzati dalle più importanti agenzie mondiali del farmaco (EMA e FDA) sono stati il BNT162-mRNA di Pfizer/BioNtech e l’MRNA-1273 di Moderna. Questi due vaccini sono costituiti da microparticelle di mRNA (Acido Ribonucleico messaggero), che contengono istruzioni genetiche per costruire la proteina Spike di SARS-CoV2. Questa tecnologia è nuova e altamente innovativa ed è stata scoperta da uno scienziato turco immigrato anni fa in Germania (Ugur Sahin, immunologo e fondatore di BioNtech). In pratica, questi vaccini attraverso le frazioni di RNA messaggero, educano il sistema immunitario a riconoscere e neutralizzare molecole specifiche (antigeni) del SARS-CoV-2, in particolare la proteina Spike. In poche parole essi introducono nell’organismo copia dell’informazione genetica del virus. L’efficacia di questi vaccini è compresa tra il 90% ed il 95%, per raggiungere l’immunizzazione sono necessarie due dosi, di cui la 2a da somministrare dopo 21 giorni per il vaccino Pfizer e dopo 28 giorni per il vaccino Moderna. La temperatura di conservazione di questi vaccini rappresenta un problema, infatti il vaccino Pfizer/BioNtech deve essere mantenuto a meno 70°C mentre quello di Moderna a meno 20°C . Il vaccino IRBM/Oxford, correntemente chiamato vaccino AstraZeneca, è stato studiato utilizzando un Adenovirus blando tipico degli scimpanzè. La tecnologia è la stessa del vaccino messo a punto per Ebola. Mediante un vettore virale non replicante viene veicolata una porzione di DNA che ha come esito finale sempre la produzione della proteina antigenica Spike, che viene così riconosciuta dal sistema immunitario e verso la quale vengono prodotti degli anticorpi. L’efficacia di questo vaccino sembrerebbe pari al 70%-85%. La seconda dose deve essere somministrata dopo circa 30 giorni e si può conservare tra 2°C e 8°C. In Italia, l’Agenzia del Farmaco (AIFA) ha autorizzato tale vaccino nei soggetti fino a 65 anni. Anche i vaccini russo e cinese, rispettivamente chiamati Sputnik V e AD5-nCoV, utilizzano un vettore virale non replicante. Il primo è una combinazione di due Adenovirus (AD5 e AD6), che a seguito di un processo di ingegneria genetica inducono l’organismo a produrre anticorpi. Il vaccino cinese è pressoché simile ma utilizza un solo Adenovirus (Ad5). Secondo i dati disponibili, entrambi sono caratterizzati da una buona efficacia, pari a circa il 90%-95% e si possono conservare in un normale frigorifero. Lo Sputnik V potrebbe essere presto autorizzato anche in Europa.

In questi giorni, l’Agenzia americana Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il vaccino AD26CoV2S di Johnson & Johnson, che utilizza anch’esso un vettore virale non replicante. Questo vaccino ha un’efficacia compresa tra il 90% ed il 95% ed ha, diversamente dagli altri, una caratteristica estremamente interessante, infatti è monodose, quindi, non necessita di richiamo. È stabile tra i 2°C e gli 8°C. Presto verrà approvato anche da EMA, quindi sarà disponibile in Europa. Tra i più importanti vaccini non ancora approvati ma probabilmente disponibili nel 2021, ci sono il CVCnCoV di Bayer/Curevac, anch’esso basato sulla tecnologia a RNA messaggero e il NVX-CoV2373 di Novavax, che si basa su una tecnologia a proteine ricombinanti.

Vorrei citare anche un vaccino tutto italiano messo a punto a Roma dalla Biotech ReiThera, che potrebbe arrivare prima dell’estate. Questo vaccino, a vettore virale non replicante, utilizza un virus non patogeno per l’uomo (Adenovirus del raffreddore del gorilla) che, mediante un processo di bioingegneria, trasporta il codice genetico (DNA) della proteina Spike del SARS-CoV2, che, in seguito alla presenza degli anticorpi, verrebbe neutralizzato dall’organismo in caso di infezione. Come il vaccino di Johnson & Johnson, il ReiThera viene somministrato in unica dose. L’efficacia dovrebbe essere pari al 90% e la temperatura di conservazione è compresa tra 2°C e 8°C. Un altro vaccino tutto italiano che potrebbe arrivare nel 2021 è il Covid-eVax della società Takis di Roma. Questo vaccino è a DNA e la produzione dell’antigene è prolungata nel tempo e potrebbe funzionare bene già al primo ciclo e, se necessario, la somministrazione può essere ripetuta più volte per una risposta immunitaria più solida. Esso si conserva a temperatura tra i 2°C e gli 8°C e, quindi, consente di evitare la catena del freddo nella conservazione e nel trasporto. Takis, con la collaborazione di un’altra azienda italiana, l’Igea di Carpi, ha messo, inoltre, a punto una tecnica di elettroporazione che permette di aprire i pori della membrana cellulare facilitando l’ingresso del DNA nelle cellule muscolari fungendo anche da adiuvante, stimolando così i processi immunologici. Io credo che tutti questi vaccini siano caratterizzati da un’ottima efficacia e sicurezza. Oggi si parla spesso delle mutazioni che ha subito questo SARS-CoV2, che sembrano averne potenziato la contagiosità. Le più conosciute sono la iberica, l’inglese, la brasiliana e la sudafricana. È difficile in questo particolare momento esprimere un giudizio che non possa essere messo in discussione ma Anthony Fauci, forse il più grande infettivologo del mondo, ha scritto in numerose pubblicazioni che i virus mutano in continuazione ma, pur aumentando la velocità di replicazione e potenziando la trasmissibilità, raramente tali mutazioni hanno un impatto sulla patogenicità. I vaccini sono farmaci che, a differenza di quelli che si somministrano in corso di malattia, hanno scopo preventivo, tuttavia non esistono molecole con una efficacia del 100%, quindi non è da escludere che, pur avendo fatto il vaccino, si possa contrarre ugualmente l’infezione.

Nei primi mesi di questa pandemia venivano utilizzate le più disparate terapie per trattare i pazienti, ricordiamo la clorochina, l’idrossiclorochina, la colchicina, la plasma-terapia, l’eparina ed altre ancora; attualmente, gli schemi terapeutici, in pazienti affetti da forme importanti di infezione da SARS-CoV2 sono più standardizzati, ma in realtà una terapia mirata contro questa infezione non esiste. Una speranza potrebbe essere quella degli anticorpi monoclonali, da poco approvati da AIFA. I MAB (Monoclonal Antibody) sono molecole prodotte in laboratorio mediante processi di biologia cellulare e di ingegneria genetica. Essi sono originati da un solo clone cellulare e sono specifici per un solo antigene. I MAB, a differenza dei vaccini che inducono il sistema immunitario a produrre anticorpi, sono loro stessi anticorpi, che si legano alla ormai ben nota proteina Spike, impedendo al virus di entrare nelle cellule e quindi replicarsi.

Purtroppo, come accade per altri aspetti, esistono i negazionisti che per i vaccini sono i “no-vax” i quali, senza cognizioni scientificamente fondate, riempiono il Web di false e pericolose informazioni che si diffondono con una velocità inimmaginabile. Per fare degli esempi, abbiamo sentito per anni l’ipotesi che tra i vaccini e l’autismo ci fosse una correlazione, che la morte “in culla” del lattante (SID) fosse correlata ai vaccini, così come la stanchezza cronica nelle giovani ragazze fosse causata dai vaccini anti-papilloma virus. Poi abbiamo letto che le vaccinazioni erano la causa delle modifiche del nostro DNA, per non parlare del mercurio contenuto nei vaccini; inoltre, alcuni (forse troppi) sostengono che è meglio contrarre la malattia naturale che fare il vaccino. Tutte sciocchezze, figlie di pessima cultura ed ignoranza. Di “fake” ne esistono molte altre, ma ci vorrebbe un tomo enciclopedico per riportarle. Non serve un premio Nobel per capire che malattie gravissime e mortali come il vaiolo sono state debellate solo con l’utilizzo dei vaccini. Ricordo inoltre, che alla fine degli anni ’50 e per buona parte degli anni ’60 la poliomielite paralizzava nel mondo 10 bambini ogni 15 minuti e se ora è stata debellata è solo grazie a Salk e Sabin che in quegli anni misero a punto due straordinari vaccini. È indubbio che la vaccinazione rappresenta la misura di medicina preventiva che ha permesso di salvare milioni di persone ogni anno nel mondo. Il prof. F.M. Galasso, scienziato italiano che lavora a Zurigo, è uno dei più giovani paleopatologi al mondo. In una sua citazione scrive che la medicina non è un’equazione matematica, gli scenari sono sempre ipotetici o probabilistici, quindi non è facile parlare in termini di numeri ma, se i vaccini non fossero stati scoperti, quel che è indubbio è che lo scenario sarebbe stato e sarebbe terrificante.

Purtroppo a seguito di cinque decessi per patologia tromboembolica, un lotto del vaccino AstraZeneca è stato ritirato e successivamente, il 15 marzo scorso AIFA ha deciso di sospenderne la somministrazione in via cautelativa. Analoga decisione è stata presa da diversi Paesi europei. Personalmente non credo che l’insorgenza delle trombosi osservate nelle persone decedute possano essere correlate alla somministrazione del vaccino, nonostante sia indiscutibile il nesso temporale, tuttavia ritengo sia assolutamente necessario verificare nel più breve tempo possibile l’eventuale nesso causale ed effettuare tutte le analisi necessarie per valutare in modo approfondito se ci sono delle problematiche di formulazione oppure errate procedure di somministrazione. Occorre ricordare che il vaccino AstraZeneca è stato somministrato a più di 15 milioni di persone e l’incidenza delle reazioni avverse è risultata sovrapponibile a quella osservata con gli altri vaccini; infatti, su 15 milioni di casi trattati con questo vaccino, solo in 37 casi sono state osservate reazioni avverse serie. I casi di morte per trombosi sono addirittura inferiori a quelli che ci si aspetterebbe dalla popolazione generale. Ora però tutta l’attenzione è rivolta verso questo vaccino e molte persone, probabilmente, non vorranno vaccinarsi non solo con il vaccino AstraZeneca ma anche con gli altri vaccini. In Italia, in questo momento, ci sono più di un milione di dosi inutilizzate ed è per questo che le Autorità Sanitarie italiane ed europee devono muoversi e comunicare molto velocemente i risultati delle loro valutazioni, anche se sembrerebbe che EMA si pronuncerà il 18 marzo. I vaccini sono dei farmaci e, come tutti i farmaci, possono avere diversi effetti collaterali, anche gravi, ma se mi si chiedesse se fossi disponibile, in questo momento, a farmi somministrare il vaccino AstraZeneca, risponderei senza alcun dubbio di sì.

Non potevo concludere senza citare il Prof. Alberto Mantovani che ha scritto: “I vaccini sono l’intervento medico di sanità pubblica, sicuro, efficace e a basso costo che ha cambiato la nostra salute e sono la miglior assicurazione sulla vita dell’Umanità”.

LB Research sta pianificando uno studio, da condursi sul territorio canturino, per valutare la durata dell’immunità che, attualmente, nessuno conosce. Questo studio verrà finanziato da LB senza altre sponsorizzazioni. Il protocollo prevede il coinvolgimento di circa 600 soggetti suddivisi in due gruppi paralleli, di cui in un gruppo verranno arruolati soggetti che hanno contratto la CoVid19 e sono guariti, mentre nel secondo gruppo si includeranno soggetti che abbiano completato il piano vaccinale. Le valutazioni verranno effettuate mediante periodici test sierologici. Avremmo già dovuto iniziare ma, purtroppo, sono ancora pochissimi i casi che hanno fatto la prima e la seconda dose del vaccino.