“Una parola che va abolita dal vocabolario è diritto. Il diritto dev’essere una conseguenza del dovere”. È il severo mantra che per Enrico Tagliabue, 83 anni portati con brio, patron di Tabu, eccellenza italiana nella tintoria del legno, è sotteso ad ogni sua tesi, ad ogni sua azione, persino al successo della sua azienda.
Nata a Cantù oltre 90 anni fa da un’originale intuizione di suo padre Achille, oggi è presente in più di 60 Paesi grazie ad una tecnica da sempre innovativa di tintura del legno che ha in omogeneità, uniformità e ripetibilità le parole chiave. Tabu è l’unico produttore mondiale a rendere disponibili piallacci naturali, piallacci naturali tinti e piallacci multilaminari con elevatissimi standard qualitativi che consentono di ricoprire qualsiasi superficie, dal mobile al pavimento, dagli interni delle auto alle barche, dalle porte alle mura di casa, per arrivare fino alla realizzazione di veri e propri abiti in legno, garantendo la resa cromatica desiderata per decine e decine di anni. Ma soprattutto, permettendo soluzioni estetiche praticamente infinite. Merito di un’idea, quella del padre fondatore, e di un laboratorio, orgoglio di Enrico e anima dell’azienda, dove quotidianamente, da quasi un secolo, vengono effettuate la formulazione dei colori, i test, le campionature eseguite su richieste di migliaia di progettisti. Tutto questo lavoro di accurata sperimentazione ha consentito di realizzare il più grande archivio da cui è recentemente nata Red Box 555, che raccoglie la più vasta campionatura al mondo di piallacci naturali tinti e multilaminari per i progetti di interni, con la quale architetti e designer di tutto il mondo progettano tendenze, raffinano gusti, inventano stili.
Intervistare Enrico Tagliabue è operazione complessa: passare da intervistatore a interrogato, infatti, è questione di un attimo. Uomo del fare, classico ca’ e butega come si è sempre detto da queste parti, fervente credente, affiancato dalla dedizione dei figli Andrea e Daniela, la terza generazione, Tagliabue è capace, ogni volta, di stupire con le sue domande chi ha di fronte. Non bastasse, infatti, lo stupore nell’osservare questa grande azienda canturina sfogliare tronchi come fossero rotoli di carta, o nel veder tingere alla perfezione fogli di legno con spessori inferiori al millimetro, il Cavalier Enrico riporta all’ordine mettendo a nudo, non c’era dubbio, l’incompetenza di chi vorrebbe intervistarlo, nel distinguere un legno prezioso da un legno pregiato. La consolazione del povero intervistatore è presto riposta nel fatto che gli “ignoranti” siano stati, e sicuramente saranno ancora, così tanti che Tagliabue ha deciso di creare una cartolina, ovviamente in piallaccio di legno talmente sottile da poter essere persino affrancata e spedita per posta, dove ha impresso la risposta alle sue domande. “Quando il legno è prezioso? Il legno che va di moda diventa prezioso”. E ancora: “Quando il legno è pregiato? Tutti i legni possono essere pregiati quando il disegno del legno assume una tridimensionalità, cioè quando sono radiche, frisè, pomelè ecc.”. Infine, l’ultima domanda: “Come si riconoscono i legni? I legni possiedono caratteristiche particolari e diverse quali differenze di colore, strutture, venature, porosità, pesi specifici, resistenze meccaniche”. Risposte che i suoi interlocutori, che siano clienti, importanti designer o studenti da lui stesso premiati in Triennale a Milano durante IDEASxWOOD, il contest più importante al mondo nel settore del legno, imparano a memoria perché Tagliabue vuole così. Come, ormai, tutti coloro che lo conoscono sanno qual è la risposta alla fatidica domanda: “Lei com’è nato?”. Ma che qui non sveleremo per lasciare al patron di Tabu tutto il gusto della sorpresa, prima, e dell’imbarazzo, dopo, nel non azzeccare mai la risposta, da parte del malcapitato di turno.
Di certo non si può pensare di uscire da Tabu come si è entrati, perché Tagliabue non lascia indifferenti. Quando si entra nel mondo di via Rencati a Cantù, insieme a bellissimi rosari in piallaccio di legno, Enrico consegna un seme nella mano, ma guai a conservarlo scrupolosamente. Perché, come insegna la parabola che ha raccontato anche davanti al centinaio di giovani talenti delle più importanti scuole di design in occasione del premio promosso da Tabu e patrocinato da ADI, FederlegnoArredo e FSC® Italia, il seme va piantato affinché ne generi altri cento, mille. Proprio ciò che fa lui ogni giorno, trasmettendo ai giovani studenti, ad ogni collaboratore, ai designer di tutto il mondo, alle aule universitarie dei Paesi più remoti dove fino a prima del Coronavirus si recava a ottant’anni suonati per tenere le sue lezioni, i suoi valori, il gusto del suo mestiere, il piacere della progettazione, dell’innovazione, dell’andare oltre ciò che si sa e si fa. Valori che si percepiscono a ogni passo nella sua azienda, raccolti dai suoi figli e sottesi ad ognuno dei tredici passaggi che trasformano gli enormi tronchi, importati da foreste certificate e gestite in modo sostenibile, in sottilissimi piallacci pronti per essere scelti dai designer di tutto il mondo e che compongono l’enorme collezione 555. Potrebbe sembrare un numero del tutto casuale, magari il limite raggiunto in questo momento nella creazione di questo ampio archivio, ma in Tabu nulla è casuale. Tutto è frutto di una visione, quella che Enrico ha trasmesso ai suoi figli e vuole trasmettere a ogni collaboratore: “La natura, la terra sulla quale viviamo – spiega il Cavalier Tagliabue con inconsueta affabilità – ci appare come un unico enorme organismo vivente che si rigenera e si trasforma incessantemente. Nelle nostre collezioni viviamo ogni giorno il delicato compito di valorizzare, tra sostenibilità e creatività, la bellezza e la dignità del legno, nella consapevolezza che è un materiale vivo e nobile. Il 5 è riconosciuto essere il numero simbolo del cambiamento, dell’energia vitale e della capacità di cogliere lo scorrere dello Spirito nella materia. 5 ricorda la teorizzazione, sin dalla più remota antichità classica e orientale, del Quinto Elemento: l’Etere, la Quinta Essenza, come quinto elemento costitutivo dell’universo, oltre alla terra, all’acqua, al fuoco e all’aria. Un elemento imponderabile, come l’insondabile abisso dei perfetti meccanismi della natura. Un principio incorruttibile di vita e di moto dell’intero Universo. Il legno sembra sempre evocare tale infinito mistero”. Ecco spiegata la grande attenzione di Tabu nei confronti dell’ambiente. E non si tratta di green washing, ma vera e propria filosofia imprenditoriale tradotta in fatti concreti, in investimenti. “Pensiamo che il rispetto per la natura coincida con il rispetto dovuto a noi stessi e alla comunità nella quale viviamo – prosegue Tagliabue -, per questo abbiamo sempre investito in impianti all’avanguardia per la depurazione delle acque impiegate nella lavorazione e in impianti di purificazione delle emissioni in atmosfera. Inoltre, dal 2012 abbiamo realizzato sul tetto dell’azienda uno dei più grandi impianti fotovoltaici della Lombardia, grazie al quale riusciamo a soddisfare una parte consistente del nostro fabbisogno energetico, contribuendo anche alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera”.
In Tabu la sostenibilità non è una parola di moda ma un atteggiamento vero che parte da lontano. Dalle foreste certificate, certo, ma prima ancora dalle persone. “Dobbiamo sempre tenere presente valori universali come il rispetto, l’amore, il dovere. Se ogni giorno mettiamo in pratica questi valori – ammonisce Tagliabue – tutto il resto viene di conseguenza. Bisogna saper perdonare. E non dimenticare mai che l’unione fa la forza. Anche se – confessa Enrico – la verità è che a volte io non sono capace di contenere la chiarezza. Quando giro nell’azienda cerco un certo tono di voce per far comprendere ciò che non hanno capito”. Tagliabue è così, alterna valori universali a sferzate universali persino ai professori delle scuole dove va ad incontrare gli studenti. Alterna il dialetto canturino a viaggi in Bolivia per spiegare agli architetti quali sono i legni pregiati. Ma siamo sicuri che sia proprio grazie al suo carattere, alla sua generosità, al suo impegno quotidiano, alle sue sferzate di energia pura, che a Dubai o a Fremont, in California, nello stabilimento di Tesla, conoscono i suoi legni, come ama ripetere rigorosamente in dialetto, sorridendo.
A cura di Stefano Rudilosso